2011-03-11 15:57:44

Libia: violenti combattimenti a Ras Lanuf. L'Ue a Gheddafi: lasci il potere


In Libia si combatte ancora attorno alla città orientale di Ras Lanuf, che sarebbe finita ormai sotto il controllo delle forze leali a Gheddafi. Intanto il Consiglio europeo straordinario sulla crisi libica, in corso a Bruxelles, ha elaborato una prima bozza d’accordo in cui si afferma che “il colonnello Gheddafi deve abbandonare immediatamente il potere”. Per l’Ue “la sicurezza della popolazione deve essere assicurata con tutti i mezzi necessari" e i responsabili devono essere messi di fronte alle loro azioni “con pesanti conseguenze”. L’Ue è inoltre “pronta a dialogare con le nuove autorità libiche” per aiutare il Paese a sviluppare lo Stato di diritto. Il servizio di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

L’Unione Europea disconosce il ruolo di Gheddafi in seguito alle violenze perpetrate dal regime libico per soffocare l’opposizione interna. Restano tuttavia una molteplicità di posizioni sul modo di affrontare la crisi libica in atto. Netta appare la posizione della Francia, il cui presidente Nicolas Sarkozy preme per un riconoscimento formale dell’opposizione che combatte contro il regime libico e propone interventi armati mirati a sostegno dei ribelli. Una posizione condivisa dal premier britannico David Cameron. “Gheddafi - dichiara - se ne deve andare”, ma auspica un’azione sotto il cappello delle Nazioni Unite. Per la Cancelliera tedesca Angela Mekel, il rais non è più un interlocutore valido per la comunità internazionale, anche se la Germania dissente da un possibile intervento armato. Intanto, dall’Ue sono scattate nuove sanzioni, mirate al congelamento degli asset delle società libiche produttrici ed esportatrici di petrolio e gas. Una decisione cui si è uniformata anche UniCredit che ha congelato l'esercizio dei diritti relativi alle azioni possedute dagli azionisti libici. Per quanto riguarda la situazione sul terreno, si combatte ancora intorno al polo petrolifero di Ras Lanuf. Nella tarda mattinata i miliziani del fronte rivoluzionario hanno lanciato una controffensiva dopo essere stati attaccati nella notte dalle truppe lealiste. In risposta alla presa di posizione europea nei suoi confronti, Gheddafi ha minacciato l'Unione Europea di far venir meno il suo sostegno nella lotta contro il terrorismo e l'immigrazione clandestina.

La Libia, come gran parte del mondo arabo e islamico, dunque, in fermento e in cambiamento. Come ci dobbiamo porre di fronte a questi mutamenti epocali? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Renato Sacco, di Pax Christi:RealAudioMP3

R. – Il primo pensiero deve andare a tutte le vittime innocenti di questi giorni, a chi paga il conto alto anche con la propria vita. Cosa sarà, credo sia difficile saperlo. Siamo chiamati ad essere dalla parte dei più deboli, di chi anche in modo non violento ha alzato la testa chiedendo non solo pane, ma dignità. Dobbiamo vincere tutte le paure di un islam che può diventare pericoloso, come dice qualcuno, e anche la paura di invasioni che non può essere l’unica chiave di lettura. Convertirci all’attenzione maggiore ai popoli e non ai governi, e non stringere alleanze pericolose con i capi potenti, ricchi e anche – magari – armati da noi!

D. – In che modo come occidentali, come cristiani possiamo entrare in dialogo con questi Paesi in cambiamento?

R. – Mettendoci in ascolto: perché forse conosciamo davvero poco. Metterci in ascolto non in modo euro-centrico, ma mettendoci accanto: allora si scoprono risorse, non tanto economiche ma umane, si scopre anche che l’islam può avere delle derive integraliste ma può essere, invece, una forza interiore importante con cui dialogare. Io credo che dobbiamo incontrare questi popoli e non cercare lo scontro. Certo, questo ci richiede una conversione: se noi pretendiamo di avere il nostro stile di vita, i nostri consumi, di rubare le materie prime, di essere quelli che decidono i prezzi, non andiamo da nessuna parte. Se ci mettiamo anche noi a camminare con fatica, forse c’è speranza per tutti, perché o ci si salva tutti insieme, o la barca affonda per tutti.

D. – Queste crisi stanno causando lo spostamento di popolazioni intere verso l’Europa. Deve prevalere l’accoglienza o la sicurezza, secondo lei?

R. – Credo che quando c’è un’accoglienza vera, che guardi nel volto, questa sia poi anche la maggiore sicurezza. Quando ci si conosce, quando si capisce perché uno ha preso la barca ed è fuggito, si ha meno paura e lui stesso diventa meno preoccupato e viene qui da noi con meno paura, meno aggressivo. Credo che l’accoglienza disarmi la sicurezza che certo, ci deve essere; ma se diventa l’unico valore, non c’è speranza. E quindi direi anche per un motivo egoistico, se ci chiudiamo solo sulla sicurezza, periamo tutti; l’accoglienza è quella che da vita a noi e agli altri … (gf)







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