Il cardinale Bagnasco: educare l'uomo al gusto della verità
Fede e scienza: coerenti e compatibili, in nome della verità e della ricerca di essa
che hanno in comune, ma anche distinte per il tipo di verità, naturale e sovrannaturale,
che affrontano e per il metodo con cui lo fanno. “La fede cristiana apre l’uomo al
mondo di Dio, al senso di sé, dell’universo e della storia”. E questo non fa parte
della scienza. E’ in sintesi la premessa tracciata dal cardinale Angelo Bagnasco,
arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella Lectio Magistralis tenuta oggi
all'Università degli Studi di Perugia nell’ambito della Missione Diocesana ai giovani.
Per educare al senso e alla ricerca della verità, qualunque ne sia la natura, spiega
Bagnasco, è necessaria "l’umiltà e non l’arroganza, il rispetto e non il dominio",
la disponibilità a correggere o mutare i propri modi di pensare. "Bisogna educare
l’uomo alla verità, al gusto della verità, al rigore della ricerca, alla gratuità
di fronte al reale", sostiene il cardinale. Invece oggi pare che “la tensione dominante
sia conoscere per usare, per piegare e sfruttare”. Il cardinale parla di una “smania
di dominare e manipolare fino all'estremo della vita umana, nel sacrario del suo principio
e nel mistero del suo concludersi, che alimenta un atteggiamento strumentale che,
mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa”. Nelle parole
del cardinale anche un altro elemento fondamentale per la formazione umana e comune
sia al cammino di fede che alla ricerca scientifica: è la fatica accompagnata dal
metodo, opposta al successo facile e alle conclusioni rapide che ingannano e deludono,
spiega il cardinale, “generando rancore e angoscia''. Infine, lo sguardo del porporato
va allo specifico contributo della fede nell’orizzonte pedagogico: nell’uomo, nella
cultura e nella società. Fede che, spiega Bagnasco, risponde alle domande radicali
del cuore, offre il senso globale della vita e del cosmo e che, se ispira la società,
la rende solidale, ricca di virtù, di criteri morali universali, fonte di sicurezza,
all’origine di un popolo e non di un agglomerato di mondi individuali. (G.C.)