Messaggio del segretario generale dell’Onu per la 100.ma Giornata internazionale della
donna
“In troppi Paesi e società, le donne sono ancora cittadine di seconda classe”, denuncia
Ban Ki-moon, nel suo Messaggio. “In casa e a scuola, al lavoro e nella comunità, essere
donna vuol dire troppo spesso essere vulnerabile”. Senza sottovalutare i progressi
raggiunti dalle donne in cento anni nel cammino di emancipazione e di valorizzazione
del genio femminile, il segretario generale dell’Onu rimarca che “restano ampie differenze
all’interno e tra gli Stati”. Sebbene il divario nell’istruzione stia scomparendo,
“tuttora l’educazione viene negata a troppe ragazze che lasciano gli studi”; “donne
e bambine continuano a subire discriminazione e violenze inaccettabili”, spesso per
mano di mariti, compagni e parenti; sovente nelle zone di conflitto viene praticata
la violenza sessuale “per intimidire le donne e intere comunità”. Rassicura Ban Ki-moon
di lavorare “per porre fine all'impunità e operare un cambiamento di mentalità”, attraverso
la “campagna “Unite per Porre fine alla Violenza contro le Donne”, collegata “Rete
di uomini leader” e coinvolgere le donne in tutti gli aspetti del costruzione e del
mantenimento della pace, cosi come indicato della risoluzione 1325 del Consiglio di
Sicurezza. Se aumentano le donne nei Parlamenti “meno del 10% dei Paesi puo vantare
Capi di Stato o di governo donne”, “gravemente sottorappresentate” “anche ai più
alti livelli del mondo degli affari e dell'industria”. Ricorda Ban Ki-moon di avere
lanciato quest’anno, una nuova agenzia “Un Woman” per la parità uomo donna, che segue
la recente iniziativa per rafforzare il ‘potere’ delle donne (Women's Empowerment
Principles), sottoscritta da oltre 130 grandi gruppi industriali, al fine di correggere
gli attuali squilibri a sfavore delle donne nei processi decisionali nella vita delle
comunità. (A cura di Roberta Gisotti)