La Chiesa ricorda San Giovanni di Dio. Il priore generale dell'Ordine: la nostra,
una famiglia in ascolto di poveri e malati
La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Giovanni di Dio, patrono dei malati
e degli operatori sanitari. In occasione di questa memoria liturgica, il presidente
del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, l’arcivescovo Zygmunt Zmowski,
si è recato stamani a Roma nei due nosocomi dei Fatebenefratelli, dove ha incontrato
medici e pazienti. Quest’anno la Festa del fondatore dei Fatebenefratelli segna anche
l’inizio dell’Anno della Famiglia di San Giovanni di Dio. Sulla straordinaria figura
di questo Santo, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il priore generale
dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, fra Donatus Forkan:
R. – Saint
John of God was born in 1495... San Giovanni di Dio nacque nel 1495 e visse
in Spagna. Fu emarginato e considerato pazzo a causa della sua opera in favore dei
più poveri e soprattutto di coloro che soffrivano di malattie mentali. Quando cominciò
quest’opera fu emarginato, ma il suo impegno durò poco, solo 12 anni, perché poi morì
l’8 marzo del 1550. Però, fu grande l’influenza che Giovanni di Dio ebbe sulla gente
di Granada e non solo. La sua opera continua in tutto il mondo ed è diffusa oggi in
53 Paesi diversi, con più di 300 centri e servizi, che prestano cure nei posti più
disparati: dagli ospedali più complessi alle mense per i poveri, dai centri di riabilitazione
ai ripari per la notte, dalle cliniche della salute alle università per la preparazione
di operatori sanitari. Ogni anno, più di 20 milioni di persone vengono in contatto
con l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio.
D. - Il suo esempio
e la sua carità diedero vita all’Ordine Ospedaliero che ne continua la missione. Come
leggere oggi questa missione?
R. – We could discover the man and his
mission… Possiamo scoprire San Giovanni di Dio e la sua missione, il grande
carisma che aveva ricevuto – quello dell’accoglienza – e che ci è stato tramandato,
il suo rapporto con i collaboratori. Quell’idea ha continuato ad evolversi negli ultimi
450 anni ed ora guardiamo a tutti coloro che insieme lavorano nel perseguire l’opera
di Giovanni di Dio nel modo che lui approverebbe, nella maniera che ci ha mostrato.
Per questo abbiamo deciso di dedicargli l’intero anno, dall’8 marzo del 2011 all’8
marzo 2012. E’ un’occasione per riflettere sul significato di appartenere a questa
grande famiglia di San Giovanni di Dio. Insieme possiamo procedere verso il futuro,
con grande speranza e fiducia. Nel mondo ci sono davvero tante persone nella sofferenza
e nel bisogno. Naturalmente, in Occidente la gente soffre soprattutto a causa della
crisi economica. Affrontiamo poi grandi sfide nei Paesi in via di sviluppo per mantenere
i nostri servizi, per migliorare la nostra risposta.
D. - La giornata
di oggi ha un duplice valore…
R. – The 8th of March is also the day
dedicated to women… L’8 marzo è anche la Giornata dedicata alle donne. Più
dell’8 per cento dei nostri collaboratori, di fatto, sono donne. Un gran numero di
donne lavora con noi, dando un apporto con le loro grandi qualità femminili.
D.
- Come comporre oggi quella che lei ha definito “la musica dell’ospitalità”, proprio
in questa società, spesso così distratta, per ascoltare la voce dei malati e dei poveri?
R.
– We go listen to them first, to dialogue with them ... Dobbiamo prima ascoltarli,
dialogare con loro. Insieme collaboratori e fratelli, dobbiamo agire come un’unica
orchestra con tanti strumenti diversi – violino, tamburo... – per creare insieme qualcosa
di molto piacevole all’orecchio delle persone che ascoltano. Lavorando insieme come
famiglia: questa è la possibilità che ci si offre. La musica, la sinfonia dell’ospitalità
che cerchiamo di comporre, dobbiamo farla insieme e non con l’assolo di una persona.
Dovranno essere i fratelli e i collaboratori insieme a comporre questa musica dell’ospitalità.
E abbiamo il sostegno di decine di migliaia di benefattori e di molte migliaia di
persone che sono spiritualmente uniti a noi nella preghiera. (ap)