Usa: le comunità cristiane difendono il matrimonio e rigettano l’apertura di Obama
alle unioni gay
Leader di varie comunità cristiane e sikh negli Stati Uniti hanno sottoscritto – riferisce
l’Osservatore Romano - una dichiarazione in difesa del matrimonio. La nota esprime
preoccupazione circa la decisione del Governo di non difendere più nelle Corti federali
la costituzionalità del "Defense of Marriage Act" (Doma), la legge a tutela del matrimonio
tradizionale, quale unione tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996. La dichiarazione
è firmata dall’arcivescovo di Atlanta, Wilton Daniel Gregory e dal vescovo di Oakland,
Salvatore Joseph Cordileone, rispettivamente presidenti del Comitato ecumenico e degli
Affari interreligiosi e del Comitato ad hoc sulla Difesa del matrimonio della conferenza
dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb). Nel documento si sollecita la Camera
dei rappresentanti di Washington ad assumere la difesa della legge nell’ambito giudiziario.
Ai presuli si uniscono, tra gli altri, il primate arcivescovo dell’Anglican Church
in North America, Robert Duncan e il segretario generale del World Sikh Council-America
Region, Tarunjit Singh. In particolare, è scritto, “si chiede alla Camera dei Rappresentanti
d’intervenire come parte in causa in tutte le controversie giudiziarie nelle quali
i contenuti del Doma vengono sfidati”. La decisione del Governo degli Stati Uniti
è infatti giunta dopo il moltiplicarsi dei ricorsi contro la legge portati avanti
nei vari Stati dell’Unione dalle organizzazioni per i diritti degli omosessuali. Nella
dichiarazione si puntualizza che sebbene questo intervento “possa sembrare inusuale”
è tuttavia “legale e giustificato nel nostro attuale sistema giuridico e contesto
politico”. Nel testo si ricorda che “con la scelta di non difendere più il Doma di
fronte alle Corti federali, in quanto si ritiene che la legge sia incostituzionale,
l’amministrazione Obama ha minato il ruolo della legge e il sistema di separazione
dei poteri”. Pertanto, nelle conclusioni, si rinnova la richiesta di un intervento
della Camera dei rappresentanti “ad intraprendere i passi necessari per tutelare la
legge, le famiglie e i valori del Doma”. Nei giorni scorsi, il presidente della Usccb,
l’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, aveva ribadito con fermezza la necessità
di proteggere la naturale definizione di matrimonio di fronte ai tentativi di legalizzare
altri tipi di unione. La decisione governativa è definita, in una nota, “un’allarmante
e grave ingiustizia”, mentre il matrimonio, come unione tra un uomo e una donna, “è
una singola e insostituibile istituzione”. In precedenza, era stato il consigliere
generale della Usccb, Anthony Picarello - appena diffusa la notizia della decisione
del Governo - ad esprimere il disappunto dell’episcopato. Il consigliere generale
aveva ricordato che il matrimonio “è stato interpretato da millenni e attraverso le
diverse culture come l’unione tra un uomo e una donna”. Picarello aveva aggiunto che
la decisione dell’Amministrazione rappresenta un’offesa nei confronti dei milioni
di cittadini che affermano il valore unico del matrimonio e che al contempo “respingono
le discriminazioni ingiuste”. (R.G.)