2011-03-07 14:39:29

Usa: le comunità cristiane difendono il matrimonio e rigettano l’apertura di Obama alle unioni gay


Leader di varie comunità cristiane e sikh negli Stati Uniti hanno sottoscritto – riferisce l’Osservatore Romano - una dichiarazione in difesa del matrimonio. La nota esprime preoccupazione circa la decisione del Governo di non difendere più nelle Corti federali la costituzionalità del "Defense of Marriage Act" (Doma), la legge a tutela del matrimonio tradizionale, quale unione tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996. La dichiarazione è firmata dall’arcivescovo di Atlanta, Wilton Daniel Gregory e dal vescovo di Oakland, Salvatore Joseph Cordileone, rispettivamente presidenti del Comitato ecumenico e degli Affari interreligiosi e del Comitato ad hoc sulla Difesa del matrimonio della conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb). Nel documento si sollecita la Camera dei rappresentanti di Washington ad assumere la difesa della legge nell’ambito giudiziario. Ai presuli si uniscono, tra gli altri, il primate arcivescovo dell’Anglican Church in North America, Robert Duncan e il segretario generale del World Sikh Council-America Region, Tarunjit Singh. In particolare, è scritto, “si chiede alla Camera dei Rappresentanti d’intervenire come parte in causa in tutte le controversie giudiziarie nelle quali i contenuti del Doma vengono sfidati”. La decisione del Governo degli Stati Uniti è infatti giunta dopo il moltiplicarsi dei ricorsi contro la legge portati avanti nei vari Stati dell’Unione dalle organizzazioni per i diritti degli omosessuali. Nella dichiarazione si puntualizza che sebbene questo intervento “possa sembrare inusuale” è tuttavia “legale e giustificato nel nostro attuale sistema giuridico e contesto politico”. Nel testo si ricorda che “con la scelta di non difendere più il Doma di fronte alle Corti federali, in quanto si ritiene che la legge sia incostituzionale, l’amministrazione Obama ha minato il ruolo della legge e il sistema di separazione dei poteri”. Pertanto, nelle conclusioni, si rinnova la richiesta di un intervento della Camera dei rappresentanti “ad intraprendere i passi necessari per tutelare la legge, le famiglie e i valori del Doma”. Nei giorni scorsi, il presidente della Usccb, l’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, aveva ribadito con fermezza la necessità di proteggere la naturale definizione di matrimonio di fronte ai tentativi di legalizzare altri tipi di unione. La decisione governativa è definita, in una nota, “un’allarmante e grave ingiustizia”, mentre il matrimonio, come unione tra un uomo e una donna, “è una singola e insostituibile istituzione”. In precedenza, era stato il consigliere generale della Usccb, Anthony Picarello - appena diffusa la notizia della decisione del Governo - ad esprimere il disappunto dell’episcopato. Il consigliere generale aveva ricordato che il matrimonio “è stato interpretato da millenni e attraverso le diverse culture come l’unione tra un uomo e una donna”. Picarello aveva aggiunto che la decisione dell’Amministrazione rappresenta un’offesa nei confronti dei milioni di cittadini che affermano il valore unico del matrimonio e che al contempo “respingono le discriminazioni ingiuste”. (R.G.)







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