Libia: a Tripoli manifestazioni pro-Gheddafi, ma nel resto del Paese continuano gli
scontri
Èancora caos in Libia, dove voci non confermate parlano di un’intesa raggiunta
nella notte tra Gheddafi e le tribù per la cessazione delle ostilità. Un accordo che
potrebbe essere annunciato dallo stesso Gheddafi in un atteso intervento televisivo
nelle prossime ore. Proprio la tv di Stato mostra oggi scene di esultanza nella capitale
da parte dei fedelissimi del raìs, annunciando la riconquista di tre città dell’Est
del Paese, notizia seccamente smentita dai ribelli. Inviata anche una missione tecnica
dell’Ue, la prima di questo genere nel Paese dall'inizio delle violenze. Il servizio
di Linda Giannattasio:
Colpi di
armi automatiche, poi manifestazioni di esultanza per la città. È la festa dei fedelissimi
di Gheddafi a Tripoli dopo l’annuncio della riconquista da parte dell'esercito delle
città ribelli, tra cui Al Zawiya, Misurata, Ras Lanuf e Tobruk. Conquiste ancora smentite
dai rivoltosi, che hanno annunciato di essere diretti a Sirte e di tenere le proprie
posizioni. Ancora scontri, e diversi morti a Ben Jawad, bombe e spari anche a Misurata,
raid aerei a Ras Lanuf. Incerto anche il fronte politico: potrebbero essere in atto
trattative e secondo voci non confermate nella notte sarebbe stato raggiunto un accordo
tra Gheddafi e i capi di alcune tribù per la fine dei combattimenti. Proprio su questo
si attende un discorso tv del rais. Intanto, Gheddafi in un’intervista parla dell’emergenza
immigrazione e dice: “Nessuno potrà fermare le migliaia di persone provenienti dalla
Libia che invaderanno l'Europa, avvertendo poi che il continente “avrà Bin Laden alle
porte”. Il colonnello avanza anche ipotesi di successione, che porterebbe al potere,
cessate le violenze, il figlio Seif al-Islam. Intanto ha ribadito la richiesta di
una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana che si renda
conto sul posto di quanto sta succedendo nel Paese.
Si susseguono, dunque,
voci e smentite che rivelano una grande incertezza politica e sul terreno: mentre
si combatte ancora in diverse zone, infatti, a Tripoli si festeggia l’annuncio della
fine degli scontri. Linda Giannattasio ne ha parlato con il giornalista Cristiano
Tinazzi, raggiunto telefonicamente a Tripoli:
R. – E’ stata
una grandissima operazione mediatica, questa. L’unico dato di fatto è che, comunque,
la città è invasa non soltanto dai fedelissimi, dai miliziani di Gheddafi. La gente
comune è in piazza perché sta festeggiando. Sono decine di migliaia le persone in
giro nella Piazza Verde. Sparano in aria perché hanno sentito alla televisione che,
in pratica, le città ribelli sarebbero state riconquistate e quindi sarebbe finita
questa guerra interna. Dall’altra parte del fronte, a Ras Lanouf non è successo niente;
a Bengasi la situazione è sempre la stessa …
D. – Secondo voci non confermate,
sarebbe stato raggiunto un accordo tra Gheddafi e i capi di alcune tribù. Che ruolo
hanno queste tribù nel Paese? Potrebbero prevalere sulla volontà degli insorti?
R.
– Sicuramente. Lo scenario della Libia è totalmente diverso da quello della Tunisia
o dell’Egitto. Le tribù hanno sempre contato e contano ancora oggi. Non esiste un’unità
della Libia se non c’è prima un accordo tra le tribù: questo è sempre stato e continua
ad esserlo. Tant’è che anche il portavoce del governo, Ibrahim Moussa, ha ribadito
questo concetto: che stanno lavorando per raggiungere un accordo tra le varie tribù.
E’ difficile capire cosa stia succedendo, soprattutto oggi. Forse tra oggi e domani
potrebbe succedere qualcosa.
D. – Gheddafi si è rivolto anche all’Europa
e ha paventato oggi, nel caso di una eventuale caduta, un’invasione di migliaia di
persone provenienti dalla Libia; ha avvertito che l’Europa avrà Bin Laden alle porte.
Qual è il senso di queste sue dichiarazioni?
R. – Sono le minacce di
un leader che si sente tradito dai governi occidentali che fino a poco tempo fa comunque
lo portavano su un vassoio d’argento. Per quanto riguarda la questione dell’immigrazione,
è chiaro che la Libia è una delle porte d’accesso al Mediterraneo; il fatto che non
ci siano, o non ci saranno, più controlli sulle frontiere potrebbe portare problemi.
Per quanto riguarda invece la menzione dell’integralismo islamico, il colonnello agita
lo spauracchio dell’islamismo radicale: non ha tutti i torti. Nel senso che, in questo
caso ovviamente è usato come propaganda, ma è un dato di fatto che ci siano elementi
islamisti radicali ben conosciuti, tant’è che un documento trovato in un campo di
addestramento jihadista tra l’Iraq e la Siria dagli americani nel 2006 rivela, appunto,
che di questi 600 jihadisti che erano andati ad addestrarsi per andare poi a combattere
in Iraq, circa 200 provenivano dalla Libia. Quindi, di questi 600 provenienti dal
Maghreb, un terzo proviene dalla Libia e di questi 200 almeno due terzi provenivano
dalla zona tra Bengasi e Derna. Dunque, qualche cosa c’è, in quella zona. E’ chiaro
che adesso Gheddafi la sta usando come spauracchio nei confronti dei governi occidentali.
(gf)