Il Vangelo di questa domenica presenta la conclusione del “Discorso della montagna”,
dove il Signore Gesù, attraverso la parabola delle due case costruite una sulla roccia
e l’altra sulla sabbia, invita i discepoli ad ascoltare le sue parole e a metterle
in pratica (cfr Mt 7,24). In questo modo Egli colloca il discepolo e il suo
cammino di fede nell’orizzonte dell’Alleanza, costituita dalla relazione che Dio intesse
con l’uomo, attraverso il dono della sua Parola, entrando in comunicazione con lui.
Afferma il Concilio Vaticano II: “Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini
come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione
con Sé”. (Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei Verbum, 2). “In questa visione
ogni uomo appare come il destinatario della Parola, interpellato e chiamato ad entrare
in tale dialogo d’amore con una risposta libera” (Esort. Ap. postsin. Verbum Domini,
22). Gesù è la Parola vivente di Dio. Quando insegnava, la gente riconosceva nelle
sue parole la stessa autorità divina, sentiva la vicinanza del Signore, il suo amore
misericordioso, e rendeva lode a Dio. In ogni epoca e in ogni luogo, chi ha la grazia
di conoscere Gesù, specialmente attraverso la lettura del santo Vangelo, ne rimane
affascinato, riconoscendo che nella sua predicazione, nei suoi gesti, nella sua Persona
Egli ci rivela il vero volto di Dio, e al tempo stesso rivela noi a noi stessi, ci
fa sentire la gioia di essere figli del Padre che è nei cieli, indicandoci la base
solida su cui edificare la nostra vita.
Ma spesso l’uomo non costruisce il
suo agire, la sua esistenza, su questa identità, e preferisce le sabbie delle ideologie,
del potere, del successo e del denaro, pensando di trovarvi stabilità e la risposta
alla insopprimibile domanda di felicità e di pienezza che porta nella propria anima.
E noi, su che cosa vogliamo costruire la nostra vita? Chi può rispondere veramente
all’inquietudine del cuore umano? Cristo è la roccia della nostra vita! Egli è la
Parola eterna e definitiva che non fa temere ogni sorta di avversità, ogni difficoltà,
ogni disagio (cfr Verbum Domini, 10). Possa la Parola di Dio permeare tutta
la nostra vita, pensiero e azione, così come proclama la prima lettura della Liturgia
odierna tratta dal Libro del Deuteronomio: “Porrete dunque nel cuore e nell’anima
queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio
tra gli occhi” (11,18). Cari fratelli, vi esorto a fare spazio, ogni giorno, alla
Parola di Dio, a nutrirvi di essa, a meditarla continuamente. È un prezioso aiuto
anche per mettersi al riparo da un attivismo superficiale, che può soddisfare per
un momento l’orgoglio, ma che, alla fine, lascia vuoti e insoddisfatti.
Invochiamo
l’aiuto della Vergine Maria la cui esistenza è stata segnata dalla fedeltà alla Parola
di Dio. La contempliamo nell’Annunciazione, ai piedi della Croce e, ora, partecipe
della gloria del Cristo Risorto. Come Lei, vogliamo rinnovare il nostro “sì” e affidare
con fiducia a Dio il nostro cammino. A P P E L L OSeguo continuamente e
con grande apprensione le tensioni che, in questi giorni, si registrano in diversi
Paesi dell’Africa e dell’Asia. Chiedo al Signore Gesù che il commovente sacrificio
della vita del Ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle coscienze il coraggio
e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a
promuovere la loro uguale dignità. Il mio accorato pensiero si dirige poi alla
Libia, dove i recenti scontri hanno provocato numerose morti e una crescente crisi
umanitaria. A tutte le vittime e a coloro che si trovano in situazioni angosciose
assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza, mentre invoco assistenza e soccorso
per le popolazioni colpite.