Il Papa all’Angelus: la morte di Shahbaz Bhatti sia un monito a difendere la libertà
religiosa. Appello a soccorrere le popolazioni libiche sconvolte dagli scontri armati
All’Angelus, in una Piazza San Pietro gremita di fedeli, Benedetto XVI ha ricordato
con parole commosse il ministro pakistano Shahbaz Bhatti, ucciso mercoledì scorso
da un commando di fondamentalisti islamici. Dal Papa l’auspicio che la sua morte risvegli
nelle coscienze l’impegno a tutelare la libertà religiosa. Quindi, ha rivolto il pensiero
alla Libia sconvolta dagli scontri armati, assicurando la sua vicinanza alla popolazione.
Prima degli appelli, il Papa si era soffermato sulla centralità della Parola di Dio
nella vita di ogni cristiano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Benedetto
XVI è vicino a quanti, cristiani e non cristiani, soffrono a causa della violenza.
All’Angelus, il Papa confida ai fedeli di seguire “continuamente e con grande apprensione
le tensioni” che in questi giorni si registrano in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia.
Quindi, rivolge il pensiero al ministro pakistano cattolico Bhatti, ucciso perché
si opponeva alla legge sulla blasfemia:
“Chiedo al Signore Gesù che
il commovente sacrificio della vita del ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle
coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini
e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità”.
Il Papa non
manca poi di esprimere attenzione e vicinanza per le sofferenze che la popolazione
libica sta vivendo in questi giorni:
“Il mio accorato pensiero si
dirige poi alla Libia, dove i recenti scontri hanno provocato numerose morti e una
crescente crisi umanitaria. A tutte le vittime e a coloro che si trovano in situazioni
angosciose assicuro la mia preghiera e la mia vicinanza, mentre invoco assistenza
e soccorso per le popolazioni colpite”.
Prima delle parole sul ministro
Bhatti e sulla situazione in Libia, il Pontefice aveva commentato il Vangelo domenicale
incentrato sulla parabola delle due case, una costruita sulla roccia e l’altra sulla
sabbia:
“In ogni epoca e in ogni luogo, chi ha la grazia di conoscere
Gesù, specialmente attraverso la lettura del santo Vangelo, ne rimane affascinato,
riconoscendo che nella sua predicazione, nei suoi gesti, nella sua Persona Egli ci
rivela il vero volto di Dio, e al tempo stesso rivela noi a noi stessi, ci fa sentire
la gioia di essere figli del Padre che è nei cieli, indicandoci la base solida su
cui edificare la nostra vita”.
Ma spesso, osserva il Papa, “l’uomo
non costruisce il suo agire, la sua esistenza, su questa identità, e preferisce le
sabbie delle ideologie, del potere, del successo e del denaro”. Lo fa, rileva, “pensando
di trovarvi stabilità e la risposta alla insopprimibile domanda di felicità e di pienezza
che porta nella propria anima”:
“E noi, su che cosa vogliamo costruire
la nostra vita? Chi può rispondere veramente all’inquietudine del cuore umano? Cristo
è la roccia della nostra vita! Egli è la Parola eterna e definitiva che non fa temere
ogni sorta di avversità, ogni difficoltà, ogni disagio”.
La Parola
di Dio, è stato infine l’auspicio del Papa, possa “permeare tutta la nostra vita,
pensiero e azione”:
“Cari fratelli, vi esorto a fare spazio, ogni
giorno, alla Parola di Dio, a nutrirvi di essa, a meditarla continuamente. È un prezioso
aiuto anche per mettersi al riparo da un attivismo superficiale, che può soddisfare
per un momento l’orgoglio, ma che, alla fine, lascia vuoti e insoddisfatti”.