A Roma, una Conferenza di giornaliste dell’area mediterranea
“Cronache Migranti – Donne fuori dai luoghi comuni”: è il titolo dato alla
prima Convention Internazionale di giornaliste e attiviste dell’area mediterranea.
Esperte provenienti da Nord africa, Europa e Medio Oriente si sono riunite a Roma
per scambiare esperienze, discutere dell’immagine delle donne fornita dai media, del
lavoro sul campo e all’interno delle redazioni. Un incontro finalizzato all’elaborazione
della “Carta delle giornaliste del Mediterraneo”, uno strumento per il miglioramento
dell’offerta informativa al femminile nel suo complesso. L’iniziativa nasce da un’idea
dell’Associazione Stampa Romana, realizzata in collaborazione con partner nazionali
e internazionali, associazioni di categoria, enti pubblici e network della comunicazione.
C’era per noi Silvia Koch:
Le donne
oggetto delle notizie e le professioniste dell’informazione. Si possono riassumere
così i tanti temi trattati nel corso di questa tavola rotonda finalizzata alla valorizzazione
del contributo delle donne nella comunicazione. Troppo spesso trattate come vittime
o corpi nudi e muti quasi mai posizionati alla guida di giornali, radio e televisioni.
Agire sull’informazione per migliorare la società nel suo complesso: è l’appello lanciato
perché quello che accade nel microcosmo delle redazioni rispecchia l’impostazione
culturale dominante anche all’esterno. Ad esempio in Italia, su 118 quotidiani solo
tre possono vantare la guida di direttrici. Claudia Padovani,
referente di un progetto per la valutazione sulla rappresentazione delle donne nei
media, commenta i dati che emergono dalla loro attività di monitoraggio.
R.
- Le donne essenzialmente non sono esponenti di spicco, non sono rappresentate per
la loro competenza specifica, non sono esperte, non sono portavoci; sono tendenzialmente
l’espressione dell’opinione popolare. Le donne non sono presenti all’interno di quelle
che vengono definite le “hard news”, quindi nell’ambito della politica e dell’economia.
Sono più presenti come celebrità o nel mondo dell’arte o come persone che si occupano
di scienza e di cura e di salute. Ci sono argomenti e temi che sono di appannaggio
femminile, ma anche in questo caso è un appannaggio che riguarda il 22 per cento dei
soggetti delle notizie. Quindi anche da questo punto di vista c’è una tendenziale
sottorappresentazione, una rappresentazione che non corrisponde a quello che è la
pluralità e le competenze femminili.
D. - Quali sono le vostre proposte?
R.
- Per esempio l’istituzione di un archivio delle competenze al femminile a cui i professionisti
dell’informazione potrebbero fare riferimento per presentare le tematiche che fanno
parte dell’agenda dell’informazione. Per quello che riguarda l’Italia c’è esigenza
della formazione dei giornalisti orientata sia alla dimensione maschile che a quella
femminile. C’è l'esigenza dell’educazione.
Padovani conclude ricordando
l’importanza per le donne di confrontarsi, mettersi in rete e intraprendere azioni
comuni a livello internazionale.