La società civile pakistana: la missione di Bhatti continuerà
L’omicidio di Shahbaz Bhatti è un ferita per la nazione, ma “la sua missione è viva
e continuerà”: è quanto dicono all’agenzia Fides esponenti della società civile pakistana,
impegnanti per la tutela dei diritti delle minoranze. Najmi Saleem, la responsabile
in Punjab della “All Pakistan Minorities Alliance”, organizzazione fondata da Bhatti,
sottolinea che “il movimento non si fermerà di fronte a questa tragedia. La missione
di Bhatti – proteggere le minoranze religiose, promuovere la dignità, i diritti umani
e lo sviluppo sociale delle comunità svantaggiate, difendere i perseguitati, come
quanti sono ingiustamente accusati di blasfemia – continuerà. Il suo esempio ci darà
maggiore coraggio, anche in questo momento di estrema sofferenza. Anche se i terroristi
vorranno ucciderci, non riusciranno a fermare questa missione” conclude. Haroon Barkat
Masih, direttore della “Masihi Fuondation”, che si occupa dell’assistenza legale e
materiale di Asia Bibi, in Pakistan, afferma che: “Il sacrificio di Shahbaz Bhatti
non sarà dimenticato. La sua battaglia contro il male, l’ipocrisia, la cecità del
cuore, l’odio e la mancanza di carità, proseguirà negli anni a venire. Continueremo
l’opera di Bhatti per la pace, l’armonia e la giustizia”. “La sua vita è stata spezzata
da una cospirazione e dalla politica sporca, il suo omicidio a sangue freddo invia
al mondo un segnale che la democrazia è maltollerata in Pakistan. E’ il momento che
il mondo si unisca per contrastare l’estremismo e la violenza ai danni delle comunità
emarginate e vulnerabili che vivono in Pakistan”. Valeria Martano, che segue i paesi
asiatici nella Comunità di Sant’Egidio, attualmente in Pakistan per una missione sul
posto, sostiene che: “L’eredità di Bhatti, che conoscevo personalmente, è quella di
una fede che ha cercato di costruire ponti di dialogo, per tutta la vita e in tanti
modi”. “Bhatti si era subito riconosciuto nello spirito della Comunità di Sant’Egidio
e l’11 settembre 2010 era a Santa Maria in Trastevere, a Roma, nell'anniversario dell’attentato
alle Torri gemelle. “Stavamo preparando alcuni incontri interreligiosi” racconta Martano.
“Bhatti era molto gioioso e pieno di speranza. La speranza è il tratto principale
che mi ha colpito, in quell'ultimo giorno della sua vita. Non temeva la morte, ma
guardava con fede e speranza al futuro”. “Stava organizzando un incontro interreligioso
in ricordo di Salman Taseer. L’ultimo suo pensiero e l’ultimo suo gesto – conclude
– intendeva costruire ponti tra islam e cristianesimo: quello che ha fatto tutta la
vita”. (R.P.)