Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa nona Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo evangelico
in cui Gesù invita i suoi discepoli ad ascoltare le sue parole e a metterle in pratica.
Chi opera in questo modo è come chi costruisce la sua casa sulla roccia che resiste
all’urto di venti e tempeste. Ma non basta compiere grandi azioni e miracoli. Infatti
Gesù afferma:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno
dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli».
Su
questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Per tante
domeniche abbiamo ascoltato e meditato l’ampio discorso della montagna. Oggi Gesù
stesso tira la conclusione: tutto si gioca sulla fedeltà alla volontà del Padre, conosciuta
attraverso l’ascolto attento di quanto Gesù ha detto. Non si tratta di contrapporre
pratiche generose all’ascolto della Parola; ma di imparare a fondare l’agire, tutte
le forme dell’agire cristiano, sull’ascolto obbediente della Parola di Cristo. Vero
discepolo è chi mette in pratica quello che ha ascoltato. Per parafrasare una espressione
di Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte, non vi è autenticità di santità,
di preghiera e di carità, se non a partire da un rinnovato ascolto della Parola di
Dio (n. 39). Chi vuole costruire la propria identità cristiana in maniera solida -
appunto quanto una casa sulla roccia - deve dare il primato alla Parola di Dio, ascoltarla
per praticarla, con cuore generoso. Da qui nasce la coerenza della vita, da qui viene
la luce che chiama a conversione e a nuovo impegno. Qui la Chiesa intera, come diceva
il Sinodo sulla Parola, “trova l’annuncio della sua identità, la grazia della sua
conversione, la fonte della sua profezia, la ragione della sua speranza”. Siamo prossimi
alla Quaresima: apriamo la Bibbia e ascoltiamo la Parola di Dio con cuore attento
e volontà di viverla!