2011-03-05 15:09:01

Cina. Il premier Wen Jabao: malcontento nel Paese


Per la prima volta il premier cinese Wen Jabao ha riconosciuto che nel Paese c’è un certo malcontento popolare dovuto all’aumento dei prezzi e al crescente divario tra ricchi e poveri. Parlando all’Assemblea Nazionale del Popolo - il Parlamento cinese - ha annunciato che l’obiettivo per quest’anno è mantenere bassa l’inflazione e anche la crescita economica. Ma come valutare queste preoccupazioni? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente de La Stampa a Pechino:RealAudioMP3

R. – Sono molto importanti e hanno vari aspetti. Un primo aspetto ovvio è che la realtà è complicata: c’è il divario tra ricchi e poveri che porta anche insoddisfazione sociale e possibili proteste. Ma un secondo aspetto, meno ovvio ma più profondo, è il fatto che se il premier dichiara che ci sono scontenti sociali vuol dire che la situazione è sotto controllo e che attraverso un’espressione maggiore di scontento popolare, in qualche modo tiene sotto controllo la stabilità complessiva della società.

D. – Le proteste nel mondo arabo e musulmano hanno avuto delle eco anche in Cina. Quanto questa situazione preoccupa i vertici di Pechino?

R. – Le eco sono state minime: non dobbiamo dimenticarci che la rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, in Egitto e negli altri Paesi sono state accese ed alimentate dall’inflazione sui prezzi alimentari, che è il vero grande motore: questa inflazione dei prezzi alimentari, la fame diffusa tra ampie fasce della popolazione semplicemente non c’è. C’è un dissenso limitato ad un gruppo di intellettuali. Il fatto, però, che il governo sia estremamente preoccupato dimostra – a mio avviso – l’estrema fragilità di questo sistema politico che si preoccupa molto solo per qualche decina di manifestanti che vuole fare una rivoluzione davanti a McDonald!

D. - Wen Jabao ha anche annunciato che la spesa militare aumenterà del 12 per cento promettendo che il Paese continuerà a costruire un potente esercito. Questa attenzione alla difesa può essere interpretata come una strategia destinata ad imporsi sulla scena internazionale come potenza non solo economica?

R. – L’aumento della spesa militare da un certo punto di vista è naturale e ovvio perché le spese militari procedono di pari passo con la crescita economica però creano nel lungo termine una potenza militare che è in grado di torreggiare rispetto alle forze militari dei Paesi vicini. Questo sul lungo termine è un elemento che potrebbe essere di grave instabilità, di grande preoccupazione, ed è forse il singolo elemento più pericoloso della sua attuale situazione cinese. (gf)







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