2011-03-04 15:25:00

Sugli schermi in Italia “Il gioiellino” di Andrea Molaioli


Esce oggi sugli schermi italiani “Il gioiellino”, un film di Andrea Molaioli, liberamente ispirato alla vicenda della Parmalat e al suo tragico crack. Ce ne parla Luca Pellegrini:RealAudioMP3

(Clip audio: “I soldi non ci sono, non ci sono più! Allora dove li troviamo? Li rubiamo? Facciamo una rapina?” – “Inventiamoceli …”)

Leda è un’azienda che tiene d’occhio i valori! Leda è un’azienda che, se manca il denaro, se lo inventa, lo crea dal nulla! A scapito dei risparmiatori onesti e ad onta degli amministratori disonesti, che in galera non vanno. Leda è il nome di finzione della Parmalat, inventato da Andrea Molaioli per raccontare sullo schermo le tristi e tragiche vicende che agli inizi del 2000 investirono questa azienda “gioiellino”, con le quali si tentò di coprire da un lato la voragine di debiti, inventando appunto soldi inesistenti, dall’altro le malefatte fraudolente di un gruppo di amministratori senza scrupoli. Un crack di 14 miliardi di euro che ha mandato in fumo i risparmi di centomila persone. Molaioli ricostruisce la vicenda creando set pubblici e privati sui quali si esibiva una forza di cartapesta e si tramava il danno per mantenerla. Un thriller economico con risvolto morale interpretato benissimo da Toni Servillo (il ragionier Botta, nella realtà Fausto Tonna) e Remo Girone (il patron Rastelli, nella realtà Calisto Tanzi). Abbiamo chiesto a Molaioli perché si è interessato a questa triste vicenda italiana:

R. – Penso che sia un film con personaggi interessanti, ricchi nella loro complessità, che si muovono in un contesto socio-ambientale credo particolare, poco usitato, poco trattato da qualsiasi tipo di finzione, e che spero possano in qualche modo diventare piccoli emblemi di quella piccola corruzione che attraversa un po’ la nostra società attuale

D. – Su quale aspetto ha voluto puntare il dito?

R. – Su quell’elemento di micro-corruzione dalla quale dobbiamo guardarci bene tutti, perché è quell’asticella che, colpevolmente, rischiamo di alzare tutti noi ogni qualvolta usciamo dalla liceità, dal rispetto delle regole o dal giudicare le regole come qualcosa che dovrebbe aiutare la convivenza di tutti noi. (gf)








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