Il futuro della Libia e' "nelle mani del popolo": così Gheddafi in un discorso alla
tv
La Libia. Gheddafi torna in tv per il 34esimo anniversario della nascita dei comitati
popolari. “Il futuro della Libia è nelle mani del popolo. - ha detto – In caso di
attacco Usa o Nato ci saranno migliaia di morti”. Il segretario di Stato Usa Clinton
invoca prudenza prima di decidere un intervento internazionale, mentre secondo il
presidente della Commissione Europea Barroso “è tempo che Gheddafi se ne vada”. Intanto
sul terreno ancora scontri con bombardamenti e blindati contro gli insorti di Brega.
Paolo Ondarza .
Nel frattempo
non si ferma l'emergenza umanitaria. Grave preoccupazione per i profughi del Nord
africa l’ha espressa oggi il Papa ricevendo in udienza privata il direttore esecutivo
del Programma Alimentare Mondiale dell’Onu Josette Sheeran. Solo verso l’Italia, tra
Lampedusa e Linosa, dalla notte scorsa sono giunte oltre 500 persone su imbarcazioni
di fortuna e c’è alto rischio di nuove ondate e infiltrazioni terroristiche secondo
il Ministro dell’interno Maroni.
L'Onu e l’UE parlano di una folla immensa
che continua ad accalcarsi ai confini libici con la Tunisia e con l’Egitto per un
totale di oltre 140mila rifugiati. Attivati diversi programmi di protezione civile
e di intervento aereo e navale per il soccorso e lo spostamento dei migranti. Ma sentiamo
su questa situazione la testimonianza di Barbara Schiavulli che si trova proprio
al confine con la Tunisia
E sta seguendo
da vicino la situazione dei profughi anche la Caritas italiana. Sentiamo, al microfono
di Luca Collodi, il responsabile dell’ufficio Immigrazione dell’organismo caritativo
della Chiesa, Oliviero Forti:
R. – Si tratta
di migliaia di persone, ormai si parla di oltre 100 mila persone che sono ammassate
ai confini libici, quindi al confine tunisino e al confine egiziano, cercando di trovare
salvezza da una situazione che chiaramente sta sempre più degenerando. Poi, peraltro,
stanotte sono ripresi gli sbarchi verso Lampedusa e anche verso Linosa. C’è una situazione
in quest’area veramente calda che dev’essere seguita con molta attenzione, soprattutto,
per quanto ci riguarda, in termini di accoglienza e tutela di queste persone.
D.
– Dalle vostre fonti Caritas in Libia la situazione qual è? Che idea vi siete fatti?
R.
– In Libia abbiamo in particolare una situazione fortemente drammatica che riguarda
la presenza, che sappiamo essere storica, di rifugiati dal Corno d’Africa, e mi riferisco
agli eritrei, che attualmente in numero di qualche migliaia erano ospiti addirittura
della cattedrale di Tripoli: il vescovo l’ha aperta per cercare di dare un minimo
di risposte a chi cerca di fuggire da un contesto sociale assolutamente degradato
e che vede nei migranti, soprattutto dell’Africa subsahariana, il primo bersaglio
delle milizie non solo di Tripoli ma anche, purtroppo, in alcuni casi, dei rivoltosi.
La nostra preoccupazione e il nostro invito è che si proceda subito a una evacuazione
umanitaria di questi soggetti che sono tra i più vulnerabili. Sappiamo che il governo
italiano si è fatto carico di un numero, però, molto limitato, una cinquantina di
persone; ne rimangono migliaia ancora sprovviste di qualsiasi tutela, quindi un’azione
internazionale in tal senso è auspicabile.
D. – Voi vi siete appellati anche
alle diocesi italiane per questa emergenza…
R. - Chiaramente loro saranno chiamate
in una seconda fase, quella successiva agli arrivi in Italia, affinché possano dare
risposte in termini di alloggio, vitto e tutto ciò che è necessario per una corretta
accoglienza e integrazione sul territorio. Per questo stiamo censendo le strutture
presenti nelle varie diocesi italiane, 220 diocesi, per capire di quanti posti possiamo
disporre e possiamo mettere a disposizione delle autorità con le quali siamo costantemente
in contatto per un piano di emergenza che coinvolge chiaramente tutti e che ci deve
vedere lavorare in piena sinergia. (bf)