Appello del vicario apostolico di Tripoli: far uscire dalla Libia i rifugiati eritrei
“Aiutateci a far uscire dalla Libia i rifugiati eritrei. Sono solo persone che desiderano
vivere in pace”. Così mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli
rilancia attraverso l’agenzia Fides un nuovo appello per i circa duemila rifugiati
eritrei che si trovano a Tripoli. Tra questi, 54 verranno accolti dall’Italia, “I
54 rifugiati eritrei che hanno i documenti in regola partiranno tra una settimana”,
afferma il presule, “almeno così mi è stato garantito dalle autorità italiane. Questi
54 sono fortunati perché hanno i documenti che permettono loro di partire, ma tutti
gli altri? Non so se l’Italia potrebbe fare un ulteriore sforzo accogliendo un altro
centinaio di eritrei e poi magari distribuirli in Europa”. Il vicario apostolico aggiunge
che “i circa duemila profughi eritrei presenti a Tripoli vivono nelle case di famiglie
libiche, che li accettano nonostante le difficoltà. Come Chiesa cerchiamo di pagare
gli affitti. Ma vi sono problemi sul fronte sanitario. In particolare vi sono mamme
con bambini piccolissimi, che hanno bisogno di latte e di cure mediche. C’è una religiosa
che si sta interessando di queste situazioni”. Mi auguro - ha detto mons. Martinelli
- che la sensibilità dell’opinione pubblica si apra al problema di queste persone
che non hanno nessun punto di appoggio, a parte la Chiesa. Spero che altri Paesi,
oltre all’Italia, prendano a cuore il problema di queste persone, che non possono
rimanere in Libia perché la situazione è molto precaria. Non sono stati minacciati,
ma il problema è che non esiste un ufficio al quale rivolgersi per ottenere dei documenti
di identità. L’Unhcr ha chiuso il suo ufficio di Tripoli. La situazione è vergognosa
nei confronti di queste persone che non hanno alcun documento che certifichi la propria
identità. Ma dove sono i diritti dell’uomo? Come si può dichiarare che si rispettano
i diritti dell’uomo quando poi li calpestiamo con la nostra ‘civiltà’? Capisco che
non si possono accogliere tutti coloro che vogliono venire in Europa, ma almeno si
accolgano quelli più colpiti dalle avversità”. (M.R.)