2011-03-02 14:34:42

Appello del vicario apostolico di Tripoli: far uscire dalla Libia i rifugiati eritrei


“Aiutateci a far uscire dalla Libia i rifugiati eritrei. Sono solo persone che desiderano vivere in pace”. Così mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli rilancia attraverso l’agenzia Fides un nuovo appello per i circa duemila rifugiati eritrei che si trovano a Tripoli. Tra questi, 54 verranno accolti dall’Italia, “I 54 rifugiati eritrei che hanno i documenti in regola partiranno tra una settimana”, afferma il presule, “almeno così mi è stato garantito dalle autorità italiane. Questi 54 sono fortunati perché hanno i documenti che permettono loro di partire, ma tutti gli altri? Non so se l’Italia potrebbe fare un ulteriore sforzo accogliendo un altro centinaio di eritrei e poi magari distribuirli in Europa”. Il vicario apostolico aggiunge che “i circa duemila profughi eritrei presenti a Tripoli vivono nelle case di famiglie libiche, che li accettano nonostante le difficoltà. Come Chiesa cerchiamo di pagare gli affitti. Ma vi sono problemi sul fronte sanitario. In particolare vi sono mamme con bambini piccolissimi, che hanno bisogno di latte e di cure mediche. C’è una religiosa che si sta interessando di queste situazioni”. Mi auguro - ha detto mons. Martinelli - che la sensibilità dell’opinione pubblica si apra al problema di queste persone che non hanno nessun punto di appoggio, a parte la Chiesa. Spero che altri Paesi, oltre all’Italia, prendano a cuore il problema di queste persone, che non possono rimanere in Libia perché la situazione è molto precaria. Non sono stati minacciati, ma il problema è che non esiste un ufficio al quale rivolgersi per ottenere dei documenti di identità. L’Unhcr ha chiuso il suo ufficio di Tripoli. La situazione è vergognosa nei confronti di queste persone che non hanno alcun documento che certifichi la propria identità. Ma dove sono i diritti dell’uomo? Come si può dichiarare che si rispettano i diritti dell’uomo quando poi li calpestiamo con la nostra ‘civiltà’? Capisco che non si possono accogliere tutti coloro che vogliono venire in Europa, ma almeno si accolgano quelli più colpiti dalle avversità”. (M.R.)







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