2011-03-01 15:17:37

Rapiti per alcune ore dipendenti Onu in Costa d’Avorio: nel Paese situazione allarmante


Due dipendenti della missione Onu in Costa d'Avorio, l'Onuci, sono stati rapiti oggi ad Abidjan da giovani sostenitori del presidente uscente Laurent Gbagbo e rilasciati alcune ore più tardi. Ieri, erano stati feriti tre caschi blu in un'imboscata perpetrata nella zona di Abobo. In due quartieri della capitale ivoriana è stato imposto un coprifuoco di tre giorni. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'attuale situazione nel Paese africano, dove la crisi politica in atto nel Paese sta causando scontri sanguinosi e l'esodo dei civili. Della situazione in Costa d’Avorio, Bernard Decottignies ha parlato con mons. Alexis Touabli Youlo, vescovo di Agboville:RealAudioMP3

R. – C’est vrai que la situation est troublée…
È vero c’è molta agitazione. È una situazione che ci preoccupa, ma io spero che il popolo non perda la speranza. Il popolo sta reggendo il colpo e ritengo abbia molte risorse morali per affrontare questa situazione. Ma è vero, la situazione non è assolutamente rosea…. Attendiamo ora che vengano resi noti i risultati della missione di mediazione dei capi di Stato africani e speriamo che risolvano la crisi… Nei villaggi, la gente ha eretto molte barricate per controllare tutti i veicoli affinché non vi siano infiltrazioni di ribelli.

D. – Ci sono nuove violenze sparse, ad Abidjan come a Yamoussoukro. Anche in altre province ed anche dove siete voi, ci sono state ultimamente nuove violenze?

R. – Non, non. Je suis a Agboville et il n’y a pas de violences. …
No. Io sono ad Agboville e non si registrano nuove violenze. Tuttavia, la gente ha molta paura, poiché ci sono molte voci che dicono che potrebbero verificarsi degli attacchi, non si sa bene dove… Tutto questo non fa che aumentare la paura tra la gente: la gente ha paura, la gente non si muove. Ma dove mi trovo io, ringraziando Dio, non ci sono ancora delle violenze.

D. – Soltanto qualche settimana fa, la Chiesa ivoriana ha condotto un lavoro di riconciliazione e di mediazione: questo impegno della Chiesa è ancora in corso?

R. – Ce travail est toujours en cours, mais…
Questo impegno è ancora in corso, ma il problema è che i vescovi non sono riusciti più ad incontrarsi. Il lavoro è stato fatto. Oggi, nel momento in cui vi parlo, la circolazione da una regione all’altra è diventata difficile e questo rende difficoltoso un incontro.

D. – Secondo lei, quale sarebbe la soluzione migliore per il Paese?

R. – Franchement, personnellement je ne saurais vous répondre …
Francamente, non saprei come risponderle, perché io non vedo al momento una soluzione. È vero che come cristiano e come credente non perdo la speranza, ma politicamente è davvero difficile. (mg)

Proteste dei coloni in Cisgiordania per lo sgombero di insediamenti illegali
Sale rapidamente la tensione in Cisgiordania dopo il recente avvio di misure da parte del governo israeliano contro alcuni avamposti illegali ebraici. Ieri, dopo la demolizione di tre edifici nell'avamposto di Hawat Ghilad (Cisgiordania settentrionale), gruppi di coloni estremisti si sono abbandonati a violenze sia in Cisgiordania, sia a Gerusalemme, dove hanno bloccato due arterie. In alcuni insediamenti della Cisgiordania, sono stati affissi poster in cui si attacca il premier Netanyahu per l’operazione condotta ieri a Hawat Ghilad. In ogni caso, Netanyahu conferma la determinazione a sgomberare almeno tre avamposti illegali nei quali vivono un centinaio di famiglie. Ieri, inoltre, Netanyahu ha avvertito i compagni del Likud che alla luce del grande isolamento internazionale di Israele non è possibile estendere la presenza ebraica in Cisgiordania, come molti di loro invece desiderebbero.

Ahmadinejad non vuole “interferenze” sul caso di Mussavi e Karrubi
Si tratta di “un affare interno e nessun Paese ha il diritto di interferire”. Così il portavoce del Ministero degli esteri di Teheran sul trasferimento in un carcere segreto dei due leader dell’opposizione iraniana, Mussavi e Karrubi. Una vicenda, questa, che fa emergere una dicotomia del regime iraniano: se da una parte, infatti, il presidente Ahmadinejad condanna le repressioni attuate contro i manifestanti nei Paesi arabi, dall’altra cerca di eliminare le opposizioni interne. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - Ahmadinejad sta trasformando la Repubblica islamica dell’Iran in una dittatura totalitaria, molto più di quanto lo fosse in passato, concentrando il potere nelle sue mani e nelle mani dei pasdaran, che sono molto più violenti del clero religioso. Dall’altra parte, guarda con favore alle recenti rivolte perché sono rivolte che hanno abbattuto regimi legati all’Occidente, che quindi indeboliscono la posizione degli Stati Uniti e dell’occidente stesso. E soprattutto, confida nel fatto che, dopo il cambio di regime, vi sia un’ascesa dei movimenti islamisti che guarderebbero all’Iran con maggior simpatia.

D. – Però si ha l’impressione che le proteste nei Paesi arabi non abbiano attecchito del tutto in Iran, o almeno, non in maniera così forte come in altri Paesi. Perché?

R. – Una prima risposta è perché in Iran le proteste già vi erano state quando Ahmadinejad aveva rivinto le elezioni presidenziali truccando milioni di schede elettorali. Quindi, l’afflato di protesta contro il governo in Iran c’è già stato e la repressione è stata molto dura. Un secondo motivo è che la società civile iraniana, proprio perché è più matura, ha dei movimenti politici di opposizione che sono non violenti, che sono pacifici. I leader dell’opposizione Mussavi e Karrubi non hanno mai incitato la folla alla violenza, alla rivolta, ma alla protesta.

D. – Proprio a proposito di Mussavi e Karrubi leader dell’opposizione, la loro sorte resta incerta: pare che siano stati arrestati e tra l’altro il portavoce del Ministero degli esteri di Teheran, ha detto che si tratta di un affare interno e che nessun Paese ha il diritto di interferire …

R. – Il fatto che sia un affare interno è ridicolo. Purtroppo, da molto tempo in Occidente, anche nell’amministrazione Obama, vi è stata la linea di tacere su quello che accadeva in Iran per cercare di ottenere un compromesso sul nucleare. C’è stata una scelta nello stesso tempo cinica e velleitaria, che non ha pagato. (ma)

Ancora bombe nella zona tribale nel Pakistan nord-occidentale
Almeno due persone sono morte per l'esplosione di una bomba nella Mohmand Agency, un territorio tribale nel Pakistan nord-occidentale. Secondo l'emittente l'ordigno è stato attivato a distanza da sconosciuti al passaggio di un veicolo. Ieri, scrive peraltro il quotidiano The News International, tre militanti hanno perso la vita nello stesso territorio per lo scoppio prematuro di un ordigno che stavano cercando di collocare vicino al villaggio di Ghanam Shah.

Attentato in Afghanistan nella provincia di Logar
Un soldato della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) è morto oggi nell'Afghanistan meridionale, durante un attacco degli insorti. I militari stranieri che hanno perso la vita in Afghanistan sono 2.351 dall'inizio dell'Operazione "Enduring Freedom" nel 2001 e 69 dall'1 gennaio 2010. Intanto, nella provincia centrale di Logar i talebani hanno rivendicato un attentato in cui sono morti quattro soldati afghani ed un interprete.

Missione del Fmi a Islamabad per un esame dello stato dell’economia
Una missione del Fondo monetario internazionale (Fmi) è attesa oggi ad Islamabad per un nuovo esame dello stato dell'economia del Pakistan e per continuare le discussioni tese a sbloccare 1,7 miliardi di dollari, seconda tranche di un Accordo stand by (Sba) raggiunto tempo fa. Oltre a un esame della situazione economica, la delegazione, guidata da Adnan Mazarei, vicedirettore del Dipartimento Medio Oriente e Asia centrale del Fmi, si tratterrà nella capitale pakistana fino all'8 marzo per mettere a punto misure che permettano di restaurare la stabilità macroeconomica ed introdurre riforme strutturali.

Commissario Ue Affari economici: assicurare una ripresa forte
“Nonostante l'attuale relativa calma sui mercati finanziari, la situazione non è ancora pienamente normalizzata”: è il monito del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, che - nel giorno delle nuove previsioni economiche di Bruxelles - ribadisce la necessità di “assicurare una ripresa più forte”. Per questo - in vista degli importanti vertici europei programmati per il mese di marzo - invita tutti i Paesi a “raggiungere un accordo sul fronte del risanamento dei bilanci e del completamento delle riforme strutturali. Per quanto riguarda l’Italia, Rehn ha ricordato la duplice sfida: "risanare i conti riducendo l'elevato debito pubblico e assicurare una più rapida ripresa attraverso riforme strutturali". Secondo Olli Rehn, l’Italia inoltre ha bisogno di una politica di “moderazione salariale per evitare ulteriori perdite di competitivita”.

Sale al 119% il debito pubblico italiano: dati Istat per il 2010
Sale nel 2010 il rapporto debito-pil. Secondo l'Istat, si è attestato al 119% del pil. Si tratta di circa tre punti in più rispetto all'ultima stima che dava il rapporto nel 2009 al 116,1%.

Lascia il ministro della Difesa tedesco accusato di aver copiato la tesi di dottorato
Il ministro della Difesa tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu), ha annunciato le sue dimissioni dopo che da giorni è accusato di plagio della sua tesi di dottorato. “Mi dimetto dai miei incarichi politici”, ha detto Guttenberg. “Questa è la decisione più dolorosa della mia vita”, ha aggiunto. Guttenberg ha poi ringraziato la cancelliera Angela Merkel per il suo appoggio e ha aggiunto: “Sono sempre pronto a combattere, ma ho raggiunto i limiti della mia forza”. Il ministro si è scusato di nuovo per la vicenda della tesi e ha spiegato di avere preso questa decisione solo adesso perchè voleva studiare con attenzione le accuse a lui rivolte. Inoltre, ha sottolineato, voleva aspettare i funerali dei soldati uccisi la settimana scorsa in Afghanistan per non attirare su di sè tutta l'attenzione dei media.

Due minuti di silenzio in Nuova Zelanda ad una settimana dal terremoto
La nuova Zelanda si è fermata oggi per osservare due minuti di silenzio in memoria delle vite perdute nel terremoto che esattamente una settimana fa ha raso al suolo gran parte di Christchurch, la pittoresca seconda città del Paese. Alle 12:51 (le 0:51 in Italia) tutti si sono fermati per ricordare e per esprimere sostegno alle famiglie in lutto per i loro cari uccisi nel sisma di magnitudo 6,3, particolarmente devastante perchè di scarsa profondità e con epicentro vicino alla città. Il numero di morti e dispersi è di circa 240, secondo il dipartimento di difesa civile, che ha aumentato la precedente stima di oltre 200. Il numero ufficiale confermato di morti è di 154, ma continuerà a salire mentre un contingente internazionale di oltre 600 soccorritori continua a scavare fra le macerie. Nessun sopravvissuto è stato estratto dalle macerie da mercoledì scorso.

La Corea del Sud chiede dialogo a Pyongyang
Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha espresso la disponibilità di Seul per un dialogo “senza pregiudizi” con il regime nordcoreano, ribadendo tuttavia la necessità che Pyongyang si assuma la responsabilità per le provocazioni militari e rinunci alle ambizioni nucleari. Lee ha parlato in occasione del 92.mo anniversario dai primi moti di rivolta contro la dominazione coloniale nipponica della Corea. L'apertura arriva mentre tornano a salire le tensioni tra i due Paesi, con Pyongyang di nuovo sul piede di guerra contro le manovre militari congiunte Usa-Corea del Sud e le attività di propaganda anti-regime condotte da Seul. Lo scorso anno la penisola coreana ha registrato alcune tra le crisi più gravi dalla fine della guerra di Corea (1950-53). A marzo una corvetta del Sud è affondata nel mar Giallo causando la morte di 46 marinai a causa - secondo Seul - di un attacco attribuito a Pyongyang, mentre a novembre l'esercito nordcoreano ha bombardato l'isola sudcoreana di Yeonpyeong, uccidendo due civili e due militari. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 60







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