La Notte degli Oscar premia "Il discorso del re" di Tom Hooper
Assegnati al Kodack Theatre di Los Angeles i Premi Oscar, giunti alla loro 83.ma edizione:
parzialmente confermati i pronostici, con “Il discorso del re”, “The social
network”, “Inception” e “The Fighter” a dividersi i premi. Il
servizio di Luca Pellegrini:
La storia
e i suoi personaggi a contendersi gli Oscar, che alla storia del cinema sono una delle
porte d'ingresso, forse la principale: così il balbuziente Giorgio VI e i suoi discorsi
interrotti, sullo sfondo drammatico di un mondo che cammina spedito verso una nuova
guerra mondiale, conquistano Hollywood e l'Academy premia, come ampiamente preventivato,
“Il discorso del re”, un film classico, maturo, perfetto, che porta a casa le più
importanti, dorate statuette: quella per il miglior film, la migliore regia - a Tom
Hooper - la sceneggiatura originale e, scelta indiscutibile, Colin Firth come migliore
attore protagonista. Film in cui anche il potere, in questo caso regale, si fa protagonista,
nella centralità della vita di una nazione in pericolo. Un servizio, dunque, non privilegio,
e una lezione per la nostra attualità. Concorrente diretto un'altra biografia, un'altra
storia, molto più vicina a noi: “The social network” di David Fincher, dedicato alla
nascita di Facebook e alle azioni - più o meno lecite - del suo logorroico e nevrotico
inventore. Prende però soltanto tre statuette ed esce, dunque, sconfitto dalla competizione.
Migliore attrice risulta la ballerina bipolare Natalie Portman nel thriller psicologico
“Black Swan” di Darren Aronofsky, una sofferta, incisiva interpretazione per un film
piuttosto velleitario. Altro dramma, questa volta sportivo, legato alla storia vera
del pugile Micky Ward, “The Fighter” - in uscita sugli schermi italiani la prossima
settimana - in cui coraggio e riscatto animano una famiglia piena di contraddizioni
ma anche di spirito di sacrificio, una storia umanamente toccante, di grande spessore
e perfettamente interpretata da Christian Bale e Melissa Leo che vincono come migliori
non protagonisti. La fantascienza intellettuale di Christopher Nolan – “Inception”
- vince quattro Oscar tecnici, ma la complessità e la profondità sofisticata del film
meritavano certo di più. Caso singolare: “Il Grinta”, revival western dei fratelli
Coen, che aveva dieci candidature, riceve zero statuette, ma non sembra davvero un'ingiustizia.
Infine, tra i ventiquattro premi distribuiti nel corso di una noiosissima cerimonia
e noiosissimi ringraziamenti, ne spiccano altri tre da ricordare: “Toy Story 3” come
miglior film d'animazione - perché i giocattoli hanno qualche cosa di umano da dire,
affermano i suoi realizzatori ritirando felici l'Oscar - il documentario breve “Strangers
no more” - in quaranta minuti bambini profughi da quarantotto paesi ci confermano
come attraverso istruzione e tolleranza la pace sia possibile - e, sempre a proposito
di tolleranza e pace, il meritatissimo Oscar come miglior film straniero a “In un
mondo migliore” della danese Susanne Bier, in cui un medico coltiva l'utopia della
ragione, del perdono e dell'amore e due ragazzi in lotta ne subiscono il giusto fascino.
In questo caso il cinema si è già fatto migliore e aspetta che a seguirlo siano l'uomo
e le sue complesse vicende.