2011-02-28 15:31:29

Iran: nuova marcia a Teheran. Incerta la sorte dei leader dell'opposizione


Le contestazioni nel Maghreb stanno avendo forte eco anche in Iran. Dopo le proteste contro il governo di metà febbraio, costate la vita ad almeno due persone, per domani è stata indetta una nuova marcia a Teheran. Intanto, però, si infittisce il mistero sulla sorte dei leader dell'opposizione, Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi, irreperibili da circa due settimane. Fonti iraniane e israeliane sostengono che si troverebbero in un carcere della capitale iraniana. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con il portavoce di Amensty International Italia, Riccardo Noury:RealAudioMP3

R. – Ci sono oltre 600 prigionieri di coscienza. Si può dire che tutta la dirigenza del movimento nato all’indomani delle elezioni presidenziali del giugno 2009 è in prigione: giornalisti, avvocati per i diritti umani, blogger, sindacalisti. Ora, la leadership più rappresentativa, cioè i due candidati presidenti Moussavi e Karroubi, rischiano – secondo queste notizie, ancora in attesa di conferma – di avere un destino simile. Questa sarebbe un’evoluzione ancora più preoccupante. Dipende, naturalmente, da quello che accade intorno all’Iran e dal fatto che il movimento che chiede riforme, diritti umani, democrazia ed elezioni eque, a febbraio di quest’anno è nuovamente sceso in piazza.

D. – Dopo le grandi contestazioni anti-Ahmadinejad del 2009, l’opposizione è tornata in piazza a febbraio e per domani è indetta un’altra manifestazione...

R. – C’è un risveglio del movimento, con centinaia di migliaia di persone scese in piazza. In particolare, il 14 ed il 20 febbraio scorsi, con arresti di massa ed almeno due manifestanti uccisi. Si può quindi dire che il tentativo del governo di Teheran di ridurre nuovamente al silenzio l’opposizione è fallito e anche se i due punti di riferimento principali – Moussavi e Karroubi – possono essere privati della loro libertà, non di meno questo movimento ha dimostrato una grande vitalità.

D. – Qual è, dunque, l’appello, considerando anche il moto di contestazioni partito dal Maghreb?

R. – Consentire l’espressione delel proprie idee nel corso di manifestazioni, che nascono sempre pacifiche e che, come tali, devono essere garantite e protette, anziché assalite dai basiji, dalle guardie rivoluzionarie e dalle forze di sicurezza iraniane. Rilasciare tutti i prigionieri di coscienza – che sono centinaia e centinaia – e far sì che questo Paese possa consentire a chi ha desiderio di chiedere riforme, cambiamento, democrazia e diritti umani di poterlo fare com’è previsto dalle norme internazionali. (vv)







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