2011-02-27 10:01:19

Le sofferenze dei cristiani discriminati in Iraq: mons. Casmoussa chiede di continuare nel dialogo con gli islamici


“La minoranza cristiana in Iraq è facile preda di ogni genere di vessazione”: così mons. Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul denuncia conversioni obbligate all’Islam, chiusure di negozi cristiani e terreni dati ai musulmani. E, nel contesto dell’attuale protesta nei Paesi arabi, insieme alla speranza di una maggiore democrazia, ci sono timori di ulteriori infiltrazioni integraliste. Tuttavia il presule, che solo alcuni anni fa ha vissuto sulla sua pelle il dramma del rapimento, non si stanca di ripetere: “Il dialogo interreligioso con gli amici musulmani è indispensabile per costruire un Iraq moderno e rispettoso del diritto”. Al microfono di Paolo Ondarza mons. Casmoussa ricorda che nei secoli passati, nonostante divergenze culturali, cristiani e musulmani hanno convissuto pacificamente:RealAudioMP3

R. – C’est un fait historique…
Questo è un fatto storico, però si vorrebbe che fosse anche un fatto di convinzione. Noi vorremmo che fosse un progetto di vita, in modo che ognuno possa sentire se stesso pienamente cittadino, con tutti i suoi diritti. Se nel nostro Paese continuiamo sulla strada del dialogo, saremmo allora tutti vincenti.

D. – I cristiani sono una minoranza in Iraq e non solo numerica: non hanno accesso a posti decisionali e sono tanti i pregiudizi nei loro confronti…

R. – Oui, il y a…
Sì, effettivamente i cristiani si sono visti rifiutare le cariche pubbliche e quando hanno visto che non vi era alcun modo di accedere, hanno ripiegato verso le professioni libere, la libera professione. Quello che noi vogliamo è che non vi siano questi pregiudizi, ma che vi sia il merito così che il cittadino senta veramente la sua piena appartenenza alla società cui appartiene.

D. – Tanti i luoghi comuni e i cristiani rifiutano di essere assimilati ai Crociati del Medio Evo o agli occidentali occupanti del XXI secolo…

R. – Oui exactement…
Sì, esattamente. Noi eravamo cristiani, ma il fatto di essere cristiani non significava assolutamente che eravamo con i Crociati, anche se loro erano cristiani. Io non posso accusare un cittadino iracheno, un musulmano iracheno, di essere – ad esempio – un filo iraniano o filo tunisino o altro solo per il fatto di essere musulmano e quindi per la sua religione.

D. – Talvolta i conflitti politici fanno sì che la differenza sia vissuta come separazione o addirittura odio: lei ha vissuto sulla sua pelle un sequestro da parte dei fondamentalisti e nonostante questo non si stanca di dire che il dialogo è l’unica soluzione…

R. – Justement moi, j’encourage…
Infatti, io incoraggio gli intellettuali moderati a costruire questo Paese democratico: solo in questo modo avremo le stesse opportunità e avremo un’uguaglianza di mezzi. (mg)







All the contents on this site are copyrighted ©.