È libero l’afghano convertito al cristianesimo condannato per apostasia
Sayed Musa, il 45enne operatore della Croce Rossa arrestato il 31 maggio del 2010
in Afghanistan in seguito alla sua conversione dall’islam al cristianesimo per la
quale era stato condannato a morte con l’accusa di apostasia, è stato liberato la
scorsa notte. Lo ha dichiarato all’agenzia Fides il suo avvocato, Afzal Nooristani,
che è anche il direttore della Legal Aid Organization of Afghanistan, organizzazione
che si occupa di assistenza legale e tutela dei diritti umani. Il rilascio di Musa
è seguito alle pressioni della comunità internazionale e soprattutto del governo degli
Stati Uniti; ora l’uomo troverà probabilmente asilo politico in Pakistan, dove risiede
parte della sua famiglia. Per un caso che si risolve felicemente, però, ce ne sono
altri ancora in dubbio, come quello di un altro afghano convertito, Ahmad Shah. “Occorre
una complessiva riforma del sistema giuridico – ha spiegato Nooristani – ma il Paese
attualmente attraversa un complesso di problemi e sfide come il terrorismo, la presenza
di forze ultraconservatrici e la nebulosità della classe politica che rendono tutto
più difficile”. La Costituzione dell’Afghanistan dichiara l’islam religione di Stato,
ma riconosce ai seguaci di altre fedi il diritto al culto nelle forme previste dalla
legge. La sharia, inoltre, è la fonte del diritto ed esistono leggi che prevedono
la pena di morte per apostasia e blasfemia. (R.B.)