Tensioni nel Mondo Arabo. Proteste in Tunisia contro il governo di transizione; 4
morti in Yemen
La tensione resta alta in diversi Paesi dell’area nordafricana e mediorientale dove
non si spegne l’ondata delle proteste antigovernative. Dopo un periodo di relativa
tranquillità la piazza torna ad agitarsi nello Yemen ma anche in Egitto e Tunisia.
Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Cresce
l’insofferenza dei tunisini nei confronti del nuovo governo guidato da Ghannouchi.
Nonostante la promessa di elezioni entro luglio al massimo, centinaia di persone oggi
sono scese nuovamente in piazza a Tunisi per chiedere il rinnovamento immediato dei
vertici dello Stato costringendo la polizia ad utilizzare gas lacrimogeni per disperderli.
Anche ieri sera ci sono stati scontri: si parla di vittime ma la notizia non ha trovato
conferme, mentre in città restano evidenti i segni degli scontri. Scenario simile
in Egitto. Stamattina l’esercito ha diramato un comunicato di scuse per aver disperso
- stanotte - i manifestanti tornati in piazza Tharir, al Cairo, invocando le dimissioni
del governo di transizione. I militari egiziani attraverso la nota hanno ribadito
il proprio sostegno alla rivoluzione che ha portato alle dimissioni di Mubarak. Ed
è sempre preoccupante la situazione nello Yemen dove si registrano almeno 4 morti
e una quarantina di feriti nelle manifestazioni antigovernative delle ultime 24 ore.
Fonti mediche riferiscono che la polizia ha aperto il fuoco contro i dimostranti nella
città di Aden. Intanto oggi a margine di un’affollata riunione nella capitale Sanaa
i leader di alcune importanti tribù del nord hanno deciso di unirsi alle proteste
contro il presidente Saleh. Nel vicino Bahrein, invece, la leadership tende la mano
agli oppositori in rivolta ormai da diversi giorni. Il re Al Khalifa ha licenziato
3 ministri considerati “responsabili della crisi”. E in queste ore si è saputo di
una nuova manifestazione in Arabia Saudita che risale a giovedì scorso. Gruppi sciiti
sono scesi in piazza in diverse province orientali - ricche di petrolio - per chiedere
la liberazione di alcuni compagni arrestati nelle dimostrazioni del 19 febbraio scorso.
In Iran, infine, l’opposizione sta organizzando un nuova manifestazione contro il
regime da tenersi martedì prossimo primo marzo in diverse città. Motivo principale
– si legge in un comunicato – protestare contro gli arresti domiciliari inflitti ai
due leader riformisti Mussavi e Karrubi.
Iraq In Iraq attacco
dei ribelli contro la più grande raffineria del Paese, che si trova 180 chilometri
a nord di Baghdad. Uccisi almeno quattro lavoratori dell’impianto, colpito da bombe
che hanno provocato un vasto incendio. L'attività della raffineria – riferiscono fonti
locali - è completamente bloccata.
Afghanistan Violenza protagonista
anche in Afghanistan. Almeno 9 civili hanno perso la vita per l’esplosione di un ordigno
al passaggio del veicolo su cui viaggiavano. E’ successo nei pressi di Khost, nella
zona sud est del Paese. Il capo della sicurezza locale ha precisato che tra le vittime
ci sono 4 bambini e 3 donne.
Elezioni in Irlanda Prosegue in Irlanda
lo spoglio delle schede del voto legislativo anticipato, che si è svolto ieri. Secondo
gli exit polls, sorpasso del Fine Gael sul Fianna Fail. Da Dublino Enzo Farinella:
Mentre
continua la conta di voti, iniziata questa mattina alle nove ora locale, vengono confermati
la superiore affluenza alle urne rispetto alle consultazioni generali del 2007 e il
cambio di guardia al Governo detenuto dal partito Fianna Fail negli ultimi 13 anni.
Secondo l’exit poll, il Fine Gael, alleato del partito popolare europeo, con oltre
il 36% delle preferenze nazionali e 72 seggi previsti su un totale di 166 del Parlamento
irlandese, si conferma come partito guida del nuovo Governo. Ai laburisti viene dato
il 20,5% con 38 deputati, il migliore risultato della loro storia. Il Partito Fianna
Fail fondato da Eamon de Valera è precipitato, dalla sua maggioranza relativa in Parlamento
con 78 deputati ai 20 previsti dal 15% dell’exit poll, con un crollo quasi totale
a Dublino, dove vien dato solo l’8%. Ottimo anche il risultato per il partito nazionalista
Sinn Fein di Gerry Adams, a cui vengono assegnati 15 seggi dal 10% dell’exit poll.
I 233 candidati che si presentavano come i dipendenti e che denotano la protesta generale
contro la mala amministrazione dell’economia irlandese degli ultimi anni, potrebbero
ottenere 20 seggi con il loro 15,5% delle preferenze nazionali. Ai verdi vengono dati
tre candidati con due e sette percento previsto.
Francia: allarme bomba Falso
allarme bomba a Parigi. Evacuata la Torre Eiffel e gli uffici della Torre Montparnasse
dopo che la polizia, ieri sera, ha ricevuto due telefonate anonime che segnalavano
la presenza di un ordigno in entrambi i siti. Oltre duemila le persone che hanno dovuto
abbandonare l’area. Già, lo scorso settembre la Tour Eiffel era stata evacuata due
volte in seguito a falsi allarmi bomba.
Nuova Zelanda: sale il bilancio
delle vittime del terremoto É salito a 144 morti l’ultimo bilancio del terremoto
che martedì scorso ha devastato la città neozelandese di Christchurch. Le autorità
locali hanno precisato che sono oltre 200 i dispersi, mentre nella zona si denunciano
diversi casi di saccheggi.
Giappone: si ferma la crescita demografica I
giapponesi sono circa 128 milioni ma la crescita demografica nel Paese è ferma: la
popolazione dal 2005 al 2010 è cresciuta soltanto di 288 mila unità, lo 0,2 per cento,
grazie soprattutto all’incremento del numero di cittadini stranieri. A diffondere
i dati è il ministero degli Affari Interni di Tokyo precisando che i giovani, a causa
della crisi economica e della mancanza di lavoro, sono riluttanti a mettere su famiglia.
(Panoramica internazionale a cura di Mariapia Iacapraro ed Eugenio Bonanata)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 57