2011-02-25 15:32:51

Rapporto Unicef e sfida educativa. Il cardinale Bagnasco richiama la responsabilità degli adulti


Nella sfida educativa gli adolescenti sono la punta più critica, ma anche l’occasione migliore di un esame di coscienza e responsabilità per noi adulti: così oggi il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, al termine della presentazione del rapporto “La condizione dell’infanzia nel mondo 2011-Adolescenza. Il tempo delle opportunità”, che l'Unicef ha voluto presentare in anteprima al porporato. 138 pagine che evidenziano dettagliatamente le enormi criticità di vita e di sviluppo che nel mondo affrontano gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni, le sfide che li attendono e l’importanza di investimenti rapidi e mirati per interrompere cicli radicati di povertà, disuguaglianza e discriminazione. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Sono 1,2 miliardi gli adolescenti nel mondo: il 18% della popolazione globale. Di essi l’88% vive nei Paesi in via di sviluppo: più di uno su 5, in Africa sub-sahariana e in Asia meridionale e orientale-pacifico. Solo il 12% nel mondo industrializzato. E a metà del secolo la stragrande maggioranza si concentrerà solo in Africa. E’ la generazione emergente, una risorsa umana unica e una forza lavoro volenterosa, ma con poche opportunità. Infatti, se molti di loro hanno beneficiato dei progressi compiuti nella sopravvivenza e nell’istruzione infantile ora nell’età cruciale della vita affrontano sfide sempre più critiche: l’instabilità economica progressiva, il degrado ambientale, l’invecchiamento sociale, l’aggravarsi di crisi umanitarie. A pagare di più - in termini di violenza, malnutrizione, mortalità - sono le adolescenti. Più di 70 milioni di giovani donne hanno subito mutilazioni genitali; solo il 19% conosce i rischi dell’HIV; Cina esclusa una su 5 è sposata o convivente e solo in Africa il 25% ha partorito prima dei 18 anni. A livello sanitario i progressi raggiunti non bastano: 1 adolescente su 5 soffre di salute mentale, un terzo dei nuovi sieropositivi è compreso tra i 15 e i 24 anni. Bassissimo anche il livello di istruzione che li metterebbe a riparo da abusi e sfruttamento: quasi la metà degli adolescenti, infatti, non frequenta la scuola secondaria e ha il triplo di possibilità di rimanere disoccupato rispetto ad un adulto. Impressionante anche il dato relativo al lavoro minorile che impegna oltre 150 milioni di ragazzi entro i 14 anni. In mano alle forze dell’ordine inoltre, c’è nel mondo più di un milione di bambini. “Sono ferite, contraddizioni e violazioni” secondo il cardinale Bagnasco, che oltre a generare preoccupazione e disapprovazione devono spingere a scelte e responsabilità più grandi e profonde. “In questa direzione va - continua il porporato - il tema dell’impegno pastorale assunto dai vescovi per i prossimi 10 anni, quello della sfida educativa”. Ma in questa direzione vanno anche gli investimenti mirati che l’Unicef chiede, come più dati su questa fascia di età, più leggi, più programmi di tutela, più coinvolgimento dei giovani e in questa direzione va già l’operato sul terreno dell’Unicef. Le priorità dal presidente Vincenzo Spadafora:

“La nostra campagna principale in molti Paesi è per riportare i ragazzi nelle scuole. Chiaramente, questo vuol dire costruire nuove scuole, ma anche formare personale o, molto spesso, in situazioni di disagio, vuol dire fare quella che noi chiamiamo la scuola 'estemporanea' all’aperto, sotto un albero. Sul lavoro minorile stiamo lavorando chiaramente soprattutto per monitorare e quindi riuscire, appunto, a sottrarre, a denunciare e a riportare i ragazzi in centri o nelle loro famiglie. Il dato difficile e meno gestibile, anche per un’organizzazione come la nostra, è quello dei bambini coinvolti nei conflitti armati. Però, lì dove si lavora i risultati sono positivi”.

Sia i vescovi italiani che l’Unicef hanno infine sottolineato l’entusiasmo e la buona volontà che caratterizza i giovani adolescenti quando sono coinvolti in programmi a loro destinati. Questo vale anche per i ragazzi italiani che hanno problemi relativi spiega il presidente Spadafora, soprattutto modelli culturali sbagliati:

“C’è tanto da lavorare sui modelli culturali. Però, andando anche in giro nelle scuole italiane, incontro migliaia di adolescenti contenti di impegnarsi in attività sociali. Vuol dire riuscire a orientare le proprie scelte in modo coerente con un valore di solidarietà che il nostro Paese non può dimenticare, tanto più che nei prossimi anni gli italiani si troveranno ad avere anche sfide comuni con i ragazzi dei Paesi in via di sviluppo: il contesto economico incerto, l’alto livello di disoccupazione, i cambiamenti climatici … Purtroppo, sfide quotidiane per gli adulti tra 10, 15 anni”. (bf)







All the contents on this site are copyrighted ©.