Conferenza di mons. Oder sull'essenza della santità di Giovanni Paolo II: fu uomo
di Dio e per l'umanità
Cominciano a moltiplicarsi, in tutto il mondo, gli appuntamenti di natura ecclesiale
e culturale che intendono sensibilizzare all’evento che, il prossimo primo maggio,
catalizzerà l’attenzione mondiale: la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Uno di
questi appuntamenti si celebra oggi pomeriggio all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
di Roma. Si tratta di una Conferenza dal titolo “Il segreto e l’essenza della santità
di Giovanni Paolo II” e avrà come relatore mons. Slawomir Oder, postulatore
della Causa di Beatificazione di Papa Wojtyla. L’incontro è promosso dal “Centro Studi
Giovanni Paolo II”, una struttura del Regina Apostolorum che raccoglie pubblicazioni
e scritti del e sul prossimo Beato. Alessandro Gisotti ha chiesto allo stesso
mons. Oder con quali sentimenti si stia preparando a questo avvenimento:
R. – Non
c’è dubbio che, anzitutto a livello umano, si tratti di una grande emozione. Per me,
la Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II è stata senz’altro un’avventura spirituale
che ha segnato la mia persona e che costituisce una cesura nella mia vita. Avere quindi
la consapevolezza di aver potuto contribuire alla realizzazione di questa realtà straordinaria,
di essere arrivati al punto in cui ci troviamo, mi dà un senso di soddisfazione, di
gioia nei confronti del Signore.
D. – Ci sono sicuramente tanti aspetti
importanti di questo processo per la Causa di Beatificazione. Se dovesse dire la cosa
che più l’ha colpita in questi anni…
R. – Sicuramente la sua spiritualità,
il suo modo di pregare, il suo modo di essere. Della figura di Giovanni Paolo II colpisce
senz’altro la profondità della sua vita spirituale. Un’espressione che lo definisce
molto bene è “uomo di Dio”, “uomo di preghiera”. E questo è un aspetto che porterò
con me nel mio cuore, un tesoro per me, per il mio sacerdozio. Poi, il processo è
fatto anche di incontri con le persone che scrivono le testimonianze e che partecipano
al processo. In questo caso, ciò che mi ha colpito è stata la vicinanza di questo
grande uomo di Dio – questo grande mistico, possiamo dire – alla vita di tanta gente.
Lui è entrato nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, e vi è rimasto. L’affetto che
si percepisce dalle testimonianze che ancora arrivano alla sede della postulazione
fa capire che Papa Wojtyla è una persona viva nei nostri cuori, nei nostri sentimenti.
D.
– Una cosa molto bella, molto spontanea sono i gruppi di preghiera che sono sorti
e si sono moltiplicati in tutto il mondo per questa Beatificazione…
R.
– Sì. Praticamente fin dall’inizio del processo, subito dopo la morte di Giovanni
Paolo II, sono stati segnalati i primi gruppi di preghiera sorti spontaneamente in
varie parti del mondo. Oggi, sono registrati tanti gruppi in vari continenti, visibili
sul sito della postulazione, che danno la possibilità di emergere, di uscire da queste
realtà. Sono realtà che coinvolgono in movimenti spirituali nati spontaneamente, o
gruppi familiari o gruppi di amici che si radunano e pregano.
D. – Veniamo
al tema della conferenza al Regina Apostolorum, un tema con un titolo già molto ambizioso:
“Il segreto e l’essenza della santità di Giovanni Paolo II”. E’ ovviamente molto difficile
rispondere a questa domanda. Ma qual è stata l’essenza di questa testimonianza di
santità?
R. – Effettivamente, restituire con una frase – ma anche con
una conferenza – un quadro completo di questo personaggio è impossibile. Quello che
caratterizza però la figura di Giovanni Paolo II, come emerge dalle carte del processo
di Beatificazione, sono essenzialmente due dimensioni. La sua dimensione di uomo di
preghiera, di uomo di Dio, e la dimensione della sua ansia apostolica, il suo essere
missionario di Cristo. Davvero urgeva in lui quella carità di Cristo e lo spingeva
a portare il Signore ovunque. Il punto in comune di questi due aspetti è il suo amore
per Cristo. Lui ha amato il Signore perché si è sentito profondamente amato dal Signore,
perciò non poteva fare altro che rispondere con questa profondità di vita spirituale
e con questa apertura del suo cuore nei confronti del mondo.
D. – Quali
frutti si potranno raccogliere da questa Beatificazione del primo maggio?
R.
– Ho una consapevolezza: negli anni di questo processo, ho avuto la netta sensazione
che a farlo sia stato in realtà il Signore: è Lui che detta i suoi tempi, il suo modo
di agire, spesso sorprendente e stupefacente. Perciò sono convinto che il Signore,
attraverso la bontà del messaggio di Giovanni Paolo II, potrà seminare nei cuori di
tante persone molti frutti spirituali. Ma quello che sicuramente sarà un elemento
comune, come lo spero e mi auspico, è il suscitare la speranza, la rinnovata speranza
di cui Giovanni Paolo II è stato giustamente chiamato testimone, e lo è. E’ la speranza
che il mondo non dà, ma la dà solamente l’amicizia con il Signore, con Cristo. (gf)