Obama apre ai matrimoni gay, contro una legge del Congresso. La disapprovazione dei
vescovi
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama apre ai matrimoni gay. La legge federale
che li vieta del 1996, denominata “Defense of Marriage Act” sarebbe - secondo il capo
della Casa Bianca, supportato dal ministro della Giustizia Eric Holder – incostituzionale,
perché discriminatoria in base agli orientamenti sessuali. Il pronunciamento ha suscitato,
come prevedibile, da un lato soddisfazione da parte dei sostenitori dei diritti dei
gay e dall’altro proteste e indignazione nell’opinione pubblica e nel mondo politico.
Forte disapprovazione è stata espressa anche dalla Chiesa cattolica. Il servizio di
Roberta Gisotti:
“Il matrimonio
è stato recepito per millenni e attraverso le culture come l’unione tra un uomo e
una donna”, ribadiscono i vescovi statunitensi, biasimando il presidente Obama che
ieri ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di non difendere più nelle Corti federali
il Marriage Act, la legge approvata da un Congresso repubblicano e firmata da un presidente
democratico, appena 15 anni fa, ricordano i presuli, denunciando che tale decisione
“rappresenta un abdicazione di responsabilità dell’esecutivo” rispetto “al proprio
obbligo costituzionale di assicurare che le leggi degli Stati Uniti siano pienamente
realizzate”. Da rilevare che secondo i sondaggi la maggioranza degli americani resta
convinta che le coppie di persone dello stesso sesso non possano definirsi ‘sposate’,
che solo 5 Stati, su 50, oltre al distretto della capitale (District of Columbia),
al momento riconoscono i matrimoni gay e che nei prossimi mesi almeno 7 Stati prenderanno
in esame misure per rafforzare l’istituzione matrimoniale tradizionale. Obama avrebbe
dunque operato uno ‘strappo’ nel Paese per aprire ai matrimoni gay, in un momento
in cui il vento soffierebbe contrario alle unioni omosessuali. E, il tema della discriminazione
appare quasi un cavallo di Troia del movimento dei gay, non solo negli Usa, per ottenere
un riconoscimento di genere in ogni ambito della vita sociale….. Su questo abbiamo
interpellato il prof. Robert Gahl, docente di Etica fondamentale
alla Pontificia Università della Santa Croce:
R. – Purtroppo questo
atteggiamento è un atteggiamento tipo boomerang, perché insiste su una discriminazione.
Ma il matrimonio è - per sua natura e per la fede cristiana - un patto tra un uomo
e una donna. Adesso l’Amministrazione Obama sta dicendo che tale differenza tra uomo
e donna non ha alcuna importanza per quanto riguarda la legislazione: è come se si
trattasse semplicemente di una differenza di colore della pelle. Invece, se così fosse,
il matrimonio non potrebbe più esistere come fondamento di una famiglia!
D.
– Da un lato sembra di avere un diritto fine a se stesso e dall’altro abbiamo una
pubblica opinione americana che – al contrario – non ha dato mandati in tal senso.
Quindi il potere legislativo appare travalicare i suoi compiti, che in democrazia
debbono essere espressione di un consenso popolare maggioritario…
R.
– Certo. C’è un conflitto in atto tra l’esecutivo e la legislatura. La legislatura
ha approvato la Marriage Act, con un largo consenso della popolazione negli Stati
Uniti. In vari Stati – circa la metà degli Stati Uniti d’America – hanno approvato
cambiamenti alla loro Costituzione per riconoscere che il matrimonio è solo quello
tra uomo e donna. Purtroppo l’Amministrazione Obama sta promuovendo una ideologia,
secondo la quale ciascuno è libero, in ogni momento, di determinare la propria identità,
anche di genere. Perciò non ha alcuna importanza se uno è nato maschio o femmina…
D.
– Professor Gahl, quali scenari può aprire questo pronunciamento del presidente Obama?
R.
– Purtroppo all’orizzonte si vede anche la minaccia di una violazione del diritto
alla libertà religiosa, specificatamente per quanto riguarda la Chiesa cattolica.
Attraverso questa ultima mossa, Obama sta dicendo che non c’è la libertà di riconoscere
il matrimonio come un’istituzione esclusivamente fra un uomo e una donna. Questo potrebbe
anche implicare l’imposizione alla Chiesa di celebrare un qualche tipo di matrimonio
gay.
D. – Professor Gahl, questa imposizione, oltre appunto verso i
fedeli cattolici, sarebbe un’imposizione anche sulla maggioranza delle persone e non
solo negli Stati Uniti, perché abbiamo questo dibattito aperto anche in molti Paesi
europei?
R. – Certo, perché gli Stati Uniti, per la loro grandezza e
per la loro ricchezza, anche materiale, hanno un’influenza culturale anche su altri
Stati. Purtroppo la mossa di Obama potrebbe implicare anche una minaccia verso la
libertà religiosa in altri Stati. Questa presa di posizione da parte di Obama potrebbe
anche avere implicazioni sulla politica estera, che potrebbe cercare di imporre una
simile violazione della libertà religiosa in altre nazioni e in particolare in quelle
in via di sviluppo. (mg)