2011-02-24 14:49:14

Obama apre ai matrimoni gay, contro una legge del Congresso. La disapprovazione dei vescovi


Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama apre ai matrimoni gay. La legge federale che li vieta del 1996, denominata “Defense of Marriage Act” sarebbe - secondo il capo della Casa Bianca, supportato dal ministro della Giustizia Eric Holder – incostituzionale, perché discriminatoria in base agli orientamenti sessuali. Il pronunciamento ha suscitato, come prevedibile, da un lato soddisfazione da parte dei sostenitori dei diritti dei gay e dall’altro proteste e indignazione nell’opinione pubblica e nel mondo politico. Forte disapprovazione è stata espressa anche dalla Chiesa cattolica. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

“Il matrimonio è stato recepito per millenni e attraverso le culture come l’unione tra un uomo e una donna”, ribadiscono i vescovi statunitensi, biasimando il presidente Obama che ieri ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di non difendere più nelle Corti federali il Marriage Act, la legge approvata da un Congresso repubblicano e firmata da un presidente democratico, appena 15 anni fa, ricordano i presuli, denunciando che tale decisione “rappresenta un abdicazione di responsabilità dell’esecutivo” rispetto “al proprio obbligo costituzionale di assicurare che le leggi degli Stati Uniti siano pienamente realizzate”. Da rilevare che secondo i sondaggi la maggioranza degli americani resta convinta che le coppie di persone dello stesso sesso non possano definirsi ‘sposate’, che solo 5 Stati, su 50, oltre al distretto della capitale (District of Columbia), al momento riconoscono i matrimoni gay e che nei prossimi mesi almeno 7 Stati prenderanno in esame misure per rafforzare l’istituzione matrimoniale tradizionale. Obama avrebbe dunque operato uno ‘strappo’ nel Paese per aprire ai matrimoni gay, in un momento in cui il vento soffierebbe contrario alle unioni omosessuali. E, il tema della discriminazione appare quasi un cavallo di Troia del movimento dei gay, non solo negli Usa, per ottenere un riconoscimento di genere in ogni ambito della vita sociale….. Su questo abbiamo interpellato il prof. Robert Gahl, docente di Etica fondamentale alla Pontificia Università della Santa Croce:

R. – Purtroppo questo atteggiamento è un atteggiamento tipo boomerang, perché insiste su una discriminazione. Ma il matrimonio è - per sua natura e per la fede cristiana - un patto tra un uomo e una donna. Adesso l’Amministrazione Obama sta dicendo che tale differenza tra uomo e donna non ha alcuna importanza per quanto riguarda la legislazione: è come se si trattasse semplicemente di una differenza di colore della pelle. Invece, se così fosse, il matrimonio non potrebbe più esistere come fondamento di una famiglia!

D. – Da un lato sembra di avere un diritto fine a se stesso e dall’altro abbiamo una pubblica opinione americana che – al contrario – non ha dato mandati in tal senso. Quindi il potere legislativo appare travalicare i suoi compiti, che in democrazia debbono essere espressione di un consenso popolare maggioritario…

R. – Certo. C’è un conflitto in atto tra l’esecutivo e la legislatura. La legislatura ha approvato la Marriage Act, con un largo consenso della popolazione negli Stati Uniti. In vari Stati – circa la metà degli Stati Uniti d’America – hanno approvato cambiamenti alla loro Costituzione per riconoscere che il matrimonio è solo quello tra uomo e donna. Purtroppo l’Amministrazione Obama sta promuovendo una ideologia, secondo la quale ciascuno è libero, in ogni momento, di determinare la propria identità, anche di genere. Perciò non ha alcuna importanza se uno è nato maschio o femmina…

D. – Professor Gahl, quali scenari può aprire questo pronunciamento del presidente Obama?

R. – Purtroppo all’orizzonte si vede anche la minaccia di una violazione del diritto alla libertà religiosa, specificatamente per quanto riguarda la Chiesa cattolica. Attraverso questa ultima mossa, Obama sta dicendo che non c’è la libertà di riconoscere il matrimonio come un’istituzione esclusivamente fra un uomo e una donna. Questo potrebbe anche implicare l’imposizione alla Chiesa di celebrare un qualche tipo di matrimonio gay.

D. – Professor Gahl, questa imposizione, oltre appunto verso i fedeli cattolici, sarebbe un’imposizione anche sulla maggioranza delle persone e non solo negli Stati Uniti, perché abbiamo questo dibattito aperto anche in molti Paesi europei?

R. – Certo, perché gli Stati Uniti, per la loro grandezza e per la loro ricchezza, anche materiale, hanno un’influenza culturale anche su altri Stati. Purtroppo la mossa di Obama potrebbe implicare anche una minaccia verso la libertà religiosa in altri Stati. Questa presa di posizione da parte di Obama potrebbe anche avere implicazioni sulla politica estera, che potrebbe cercare di imporre una simile violazione della libertà religiosa in altre nazioni e in particolare in quelle in via di sviluppo. (mg)







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