2011-02-24 15:03:53

Libia: scontri a 50 Km da Tripoli. L’Ue ipotizza un intervento militare umanitario


In Libia la rivolta si è estesa verso ovest, con diverse città come Zuara controllate dai ''comitati popolari'' anti-governo, e si parla di un possibile attacco in forze contro Tripoli nelle prossime ore. L'Unione Europea e la Russia in una dichiarazione congiunta definiscono “inaccettabile” l'uso della forza fatto in Libia contro i manifestanti e, in particolare, la violenza usata contro i civili. Da parte sua, Bruxelles prende in considerazione l’ipotesi di un intervento militare, mentre Mosca definisce “inammissibile” ogni interferenza esterna nella situazione libica e l'uso della forza. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Almeno 20 persone, probabilmente militari, uccise a Zawia, nell'ovest della Libia, "perchè si sono rifiutate di sparare sulla folla". Nella cittadina sono in corso pesanti scontri e la gente è in strada armata. Zawia si trova a 50 km da Tripoli e da questa città come da Tajoura si prepara la rivolta finale verso Tripoli. La capitale è l’ultimo vero bastione del regime: Gheddafi sta concentrando le truppe di fedelissimi che annunciano per domani una nuova imponente dimostrazione. Cercano di 'tagliare le linee’ dei rivoltosi ma giovani contattati dalle agenzie in Cirenaica giurano che l’attacco alla capitale è imminente. A Tripoli, secondo le notizie che giungono da fonti locali, già da due giorni le cosiddette ‘squadre della morte’ formate da fedelissimi a Gheddafi e soprattutto da mercenari, seminano il terrore: uccidono gli uomini e stuprano le donne. L’Ansa riferisce di un religioso di origini egiziane prelevato ieri dalla Chiesa di San Francesca a Dahra, quartiere centrale di Tripoli, da alcuni uomini non identificati. Sarebbe stato trattenuto e malmenato per alcune ore. A proposito di religiosi, il nunzio apostolico a Malta e Libia, mons. Tommaso Caputo, ribadisce che “le comunità religiose che operano nei due Vicariati di Tripoli e Bengasi continuano a essere pienamente al servizio della popolazione e dei fedeli per quanto riguarda gli stranieri. Sembra che il regime stia limitando le partenze: si dice drammaticamente che potrebbero essere ostaggi utili. Intanto stanno facendo il giro del mondo le immagini delle fosse comuni a Tripoli con la spiaggia diventata un cimitero. A trasmetterle, unica fonte, il sito One day on Earth, una comunità online che dice di aver ricevuto le immagini in queste ore da Tripoli. Smentisce tutto Saif Al Islam, figlio del leader libico Gheddafi, che alla tv Al Libiya poco fa ha assicurato che la Libia "è accessibile ai giornalisti di tutto il mondo che potranno verificare che Tripoli non ha effettuato raid aerei contro i manifestanti". Per quanto riguarda il rais, sarebbe asserragliato in un bunker sotterraneo della caserma di Bab al Aziziya, sobborgo meridionale di Tripoli. Secondo ex collaboratori, Gheddafi deciderà di “morire come Hitler”, suicidandosi, piuttosto che cedere. Resta da dire che di fronte a tutte le drammatiche notizie che arrivano dalla Libia, a Bruxelles si ipotizza l’intervento militare umanitario. Abbiamo interpellato il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella:RealAudioMP3

R. – Guardi, non si può escludere nulla di fronte all’atrocità dello sterminio in atto, di fronte alle cifre che ci stanno giungendo ed alla drammaticità della situazione. Nulla si può escludere, e quindi anche un intervento militare a scopo umanitario è nel novero delle cose possibili. Ovviamente, le decisioni saranno prese con il concorso del Parlamento europeo e dei governi e anche in accordo con i nostri partner internazionali.

D. – In questo momento, come si sta muovendo la diplomazia europea?

R. – Innanzitutto, noi stiamo rinnovando con forza e decisione sempre maggiori l’appello a cessare queste forme intollerabili e inaccettabili di repressione, questa scellerata reazione che sta avendo Gheddafi: passa dal bombardamento delle folle all’incendio dei pozzi; si sta utilizzando qualsiasi strumento per fermare un anelito ed una spinta autentica, sincera verso la libertà e la democrazia. Noi ci muoviamo innanzitutto sul piano dell’appello politico, però stiamo valutando anche tutte le altre forme perché, rispetto ad una non-soluzione, si possa intervenire in maniera concreta e tempestiva.

D. – Per quanto riguarda il numero dei morti, sono giunte a voi, a Bruxelles, cifre ufficiali?

R. – Purtroppo, le cifre si aggiornano di ora in ora: eravamo intorno alle 10 mila persone uccise, ma questa cifra – purtroppo – è destinata ad aumentare di ora in ora, perché la follia brutale del regime mette in campo qualsiasi mezzo, anche il più atroce, in maniera illusoria, per fermare i cittadini che sono nelle piazze, nelle strade e che vedono realizzarsi il loro sogno di libertà. (gf)







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