Libia: scontri a 50 Km da Tripoli. L’Ue ipotizza un intervento militare umanitario
In Libia la rivolta si è estesa verso ovest, con diverse città come Zuara controllate
dai ''comitati popolari'' anti-governo, e si parla di un possibile attacco in forze
contro Tripoli nelle prossime ore. L'Unione Europea e la Russia in una dichiarazione
congiunta definiscono “inaccettabile” l'uso della forza fatto in Libia contro i manifestanti
e, in particolare, la violenza usata contro i civili. Da parte sua, Bruxelles prende
in considerazione l’ipotesi di un intervento militare, mentre Mosca definisce “inammissibile”
ogni interferenza esterna nella situazione libica e l'uso della forza. Il servizio
di Fausta Speranza:
Almeno
20 persone, probabilmente militari, uccise a Zawia, nell'ovest della Libia, "perchè
si sono rifiutate di sparare sulla folla". Nella cittadina sono in corso pesanti
scontri e la gente è in strada armata. Zawia si trova a 50 km da Tripoli e da questa
città come da Tajoura si prepara la rivolta finale verso Tripoli. La capitale è l’ultimo
vero bastione del regime: Gheddafi sta concentrando le truppe di fedelissimi che annunciano
per domani una nuova imponente dimostrazione. Cercano di 'tagliare le linee’ dei rivoltosi
ma giovani contattati dalle agenzie in Cirenaica giurano che l’attacco alla capitale
è imminente. A Tripoli, secondo le notizie che giungono da fonti locali, già da due
giorni le cosiddette ‘squadre della morte’ formate da fedelissimi a Gheddafi e soprattutto
da mercenari, seminano il terrore: uccidono gli uomini e stuprano le donne. L’Ansa
riferisce di un religioso di origini egiziane prelevato ieri dalla Chiesa di San Francesca
a Dahra, quartiere centrale di Tripoli, da alcuni uomini non identificati. Sarebbe
stato trattenuto e malmenato per alcune ore. A proposito di religiosi, il nunzio apostolico
a Malta e Libia, mons. Tommaso Caputo, ribadisce che “le comunità religiose che operano
nei due Vicariati di Tripoli e Bengasi continuano a essere pienamente al servizio
della popolazione e dei fedeli per quanto riguarda gli stranieri. Sembra che il regime
stia limitando le partenze: si dice drammaticamente che potrebbero essere ostaggi
utili. Intanto stanno facendo il giro del mondo le immagini delle fosse comuni
a Tripoli con la spiaggia diventata un cimitero. A trasmetterle, unica fonte, il sito
One day on Earth, una comunità online che dice di aver ricevuto le immagini in queste
ore da Tripoli. Smentisce tutto Saif Al Islam, figlio del leader libico Gheddafi,
che alla tv Al Libiya poco fa ha assicurato che la Libia "è accessibile ai giornalisti
di tutto il mondo che potranno verificare che Tripoli non ha effettuato raid aerei
contro i manifestanti". Per quanto riguarda il rais, sarebbe asserragliato in un bunker
sotterraneo della caserma di Bab al Aziziya, sobborgo meridionale di Tripoli. Secondo
ex collaboratori, Gheddafi deciderà di “morire come Hitler”, suicidandosi, piuttosto
che cedere. Resta da dire che di fronte a tutte le drammatiche notizie che arrivano
dalla Libia, a Bruxelles si ipotizza l’intervento militare umanitario. Abbiamo interpellato
il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella:
R. –
Guardi, non si può escludere nulla di fronte all’atrocità dello sterminio in atto,
di fronte alle cifre che ci stanno giungendo ed alla drammaticità della situazione.
Nulla si può escludere, e quindi anche un intervento militare a scopo umanitario è
nel novero delle cose possibili. Ovviamente, le decisioni saranno prese con il concorso
del Parlamento europeo e dei governi e anche in accordo con i nostri partner internazionali.
D.
– In questo momento, come si sta muovendo la diplomazia europea?
R.
– Innanzitutto, noi stiamo rinnovando con forza e decisione sempre maggiori l’appello
a cessare queste forme intollerabili e inaccettabili di repressione, questa scellerata
reazione che sta avendo Gheddafi: passa dal bombardamento delle folle all’incendio
dei pozzi; si sta utilizzando qualsiasi strumento per fermare un anelito ed una spinta
autentica, sincera verso la libertà e la democrazia. Noi ci muoviamo innanzitutto
sul piano dell’appello politico, però stiamo valutando anche tutte le altre forme
perché, rispetto ad una non-soluzione, si possa intervenire in maniera concreta e
tempestiva.
D. – Per quanto riguarda il numero dei morti, sono giunte
a voi, a Bruxelles, cifre ufficiali?
R. – Purtroppo, le cifre si aggiornano
di ora in ora: eravamo intorno alle 10 mila persone uccise, ma questa cifra – purtroppo
– è destinata ad aumentare di ora in ora, perché la follia brutale del regime mette
in campo qualsiasi mezzo, anche il più atroce, in maniera illusoria, per fermare i
cittadini che sono nelle piazze, nelle strade e che vedono realizzarsi il loro sogno
di libertà. (gf)