2011-02-24 14:23:16

"Le stelle inquiete": presentato a Roma il film di Emanuela Piovano su Simone Weil


Viene presentato questa sera a Roma, presso il Centro San Luigi dei Francesi, il film "Le stelle inquiete" di Emanuela Piovano, che narra un episodio sconosciuto della vita della filosofa Simone Weil e getta nuova luce sulla sua personalità. La proiezione sarà introdotta da un Convegno, in programma alle 18.30, dedicato a "Simone Weil e Gustave Thibon: un'amicizia intellettuale". Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Inquiete sono le stelle - come le anime, le menti, il mondo e i popoli, in quell'estate del 1941. Brillano nei cieli che sovrastano Marsiglia e la sua apparentemente quieta campagna. Lì vi soggiorna - un episodio piuttosto sconosciuto - Simone Weil, durante l'occupazione nazista del nord della Francia. Un incontro con la natura, il lavoro contadino, le tradizioni e le contraddizioni, le paure, le attese; un incontro con il "filosofo contadino" Gustave Thibon, che la accoglie, l'ascolta e pubblicherà infine uno dei più famosi manoscritti della filosofa, "L'ombra e la grazia". A queste breve e intenso spazio di vita e di pensiero dedica la sua attenzione e il suo film Emanuela Piovano, una piccola opera cameristica, tempo sospeso come l'estate agreste, tempo sospeso per un mondo in bilico sull'abisso dell'orrore. Una riflessione sul sapere e la passione, come afferma la protagonista in uno degli intensi colloqui, che salvano il mondo. E’ d’accordo anche la regista?

R. – Sono assolutamente convinta che la salvezza sia qualcosa che ha a che fare con la grazia e non con l’imporre il proprio “io”, non con il concetto di essere dei condottieri. Penso, dunque, che le montagne si muovano con la grazia e non con la forza.

D. – Simone Weil sta in questo pianeta, lo osserva; osserva il mondo del lavoro e lo critica giustamente; ma la notte Simone Weil si ferma ad ascoltare le stelle. Ecco, se si mettesse anche Emanuela Piovano ad ascoltarle, che cosa le direbbero oggi?

R. – “Le stelle stano a guardare” – questo è il titolo di Cronin - nel senso che penso che anche loro siano lì tutt’orecchie. Oggi ascoltare le stelle vorrebbe, forse, dire accettare che loro ci facessero delle domanda, anche molto scomode e a cui non sapremmo – probabilmente – rispondere.

D. – “Tutto darsi, niente tenere”: è una strada difficile, è anche un consiglio evangelico, è proprio cristianesimo. Nel mondo che ci circonda oggi – a parte rari casi – sembra una esortazione piuttosto antiquata, piuttosto inutile. Perché è importante ancora ribadire che, appunto, “tutto darsi, niente tenere” è la strada dell’uomo?

R. – Facendo questo lavoro ed accostandomi a Simone Weil, tutte le pretese che avevo – diciamo così - di assoluto, pur trattando un materiale assoluto - perché Simone Weil è a tutti gli effetti considerata una donna assoluta, come recita anche il titolo di un’importante monografia su di lei “Une femme absolute” - ho cercato di tenermi – come dire - ad una debita distanza della ragione, più che della fede. Quindi non posso essere così convinta che questa sia la verità: io la ho attraversata, ne sono stata profondamente colpita. In questo momento mi sembra che questo tipo di parola, che si contrappone a queste grida che vengono continuamente di volere, di avere, di possedere come se fossero l’unica chiave, che ci sia qualcuno, perso là nel bosco, nella luce della notte, che si dica che invece questa sia la strada sbaglia, io lo trovo assolutamente affascinante. E sono rimasta talmente affascinata, sto totalmente bene in questo mondo, che anch’io mi sto chiedendo: forse queste grida dicono delle cose non vere? Lungi da me, però, la pretesa di dire: questo è vero, questo è falso. Non è il mio lavoro e tradirei un po’ la tradizione del mio lavoro che, invece, è un po’ quello dell’esploratore, prima che del maestro o del medico. (mg)







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