Giornata di studi sull'acqua promossa da Greenaccord
“Dammi da bere” è il tema della giornata di studi, promossa dall’Associazione culturale
per la salvaguardia del creato Greenaccord, che si svolge oggi a Roma. Il seminario
vuole mettere in evidenza i problemi sociali, politici ed economici legati all’uso
dell’acqua e raccontare il dramma di chi non vi ha libero accesso. Marina Tomarro
ha intervistato Andrea Masullo, presidente del comitato scientifico di Greenaccord:
R. - L’acqua
è un elemento essenziale per la vita, come sappiamo, ma è anche una merce molto ambita
per tanti altri usi: dall’agricoltura all’industria. Molte delle crisi ecologiche
confluiscono, purtroppo, drammaticamente sulla disponibilità di acqua. Pensiamo anche
a situazioni in cui gli stessi bacini idrologici attraversano Paese diversi e per
cui l’uso di chi sta a monte può compromettere in una situazione di scarsità l’utilizzo
di chi si trova a valle: anche questo può ingenerare conflitti. In generale, il tema
dell’acqua è uno degli aspetti più preoccupanti della questione ecologica.
D.
– Qual è la situazione attuale dell’utilizzo dell’acqua nel mondo?
R.
– Nel mondo, noi sappiamo che oggi circa un miliardo ed ottocento milioni di bambini
sotto ai cinque anni muoiono per malattie infettive derivanti da mancanza di disponibilità
di acque pulite. Questa è una vera tragedia! Sappiamo anche che in molte parte del
mondo c’è una forte scarsità della risorsa, ma altrove c’è anche una scarsità di infrastrutture
per la sua distribuzione: penso a diverse capitali dei Paesi in via di sviluppo, dove
non c’è una rete di distribuzione e l’acqua è distribuita privatamente con costi elevatissimi.
Questo è drammatico: è drammatico pensare che i poveri paghino per un bene essenziale
molto di più dei ricchi.
D. – E in Italia?
R. – In Italia
si va verso un referendum, perché da circa un anno è stata approvata una legge che
privatizza la gestione dell’acqua. La privatizzazione, a livello mondiale, mostra
sempre una crescita del prezzo di accesso all’acqua e questo può avere un senso se
controllato per quella parte – diciamo – di approvvigionamento che è eccedente alle
necessità. Il timore è che la privatizzazione di fronte a crisi future privilegi chi
può pagare di più.
D. – Noi, nel nostro quotidiano, cosa possiamo fare
per salvaguardare questo bene prezioso?
R. – Anzitutto non sprecare
l’acqua e poi valorizzare quelle che sono le nostre risorse. Cercare, per esempio,
di usare l’acqua del rubinetto e non le acque minerali trasportate in bottiglie di
plastiche; non si innaffiano le piante o si lavano i pavimenti con l’acqua di sorgente
che spesso arriva alle nostre case: questo è un appello anche ai nostri amministratori
che potrebbero – per salvaguardare questa risorsa – distinguere tra le reti potabili
e le reti non potabili, utilizzando così al meglio l’acqua disponibile. (mg)