Emergenza profughi. Maroni: l'Europa non lasci sola l'Italia
Le sfide scaturite dalla situazione in Nord Africa in campo energetico e migratorio
coinvolgono tutta l’Unione europea e non singoli paesi maggiormente esposti: e' il
monito lanciato dal presidente della Repubblica, Napolitano, in visita in Germania.
Già in mattinata dal Consiglio Affari Interni a Bruxelles, il responsabile del Viminale
Roberto Maroni aveva chiesto all’Europa di non lasciare sola l’Italia di fronte all’emergenza
profughi. Dalla Libia può giungere un’ondata di immigrazione dalle proporzioni catastrofiche,
ha detto, facendo riferimento al possibile arrivo di un milione e mezzo di persone.
Il servizio di Debora Donnini.
Quali, a questo
punto, gli scenari che si aprono riguardo l'emergenza profughi? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Monica Spatti, ricercatrice del Dipartimento di studi giuridici
all’Università Cattolica di Milano ed esperta di immigrazione in ambito europeo:
R. – L'Italia
potrebbe chiedere all’Europa di attivarsi e di applicare la direttiva sulla protezione
temporanea, la quale prevede che gli Stati si impegnino a garantire l’accesso ad un
certo numero di persone: ciascuno Stato dovrebbe, quindi, farsi carico di un numero
di sfollati. Questo, però, non è un obbligo; è una facoltà dei singoli Stati.
D.
– E’ una sorta di collegamento con quello che è il “principio di solidarietà”, che
prevede l’intervento dei 27, quando uno dei Paesi si trova in difficoltà?
R.
– Esatto. E’ un’applicazione concreta del “principio di solidarietà”: ciascuno Stato
dovrebbe – però il condizionale è d’obbligo – indicare la propria capacità di accoglienza
in termini numerici, in termini generali.
D. – Esiste anche un problema di
sicurezza: insieme all’enorme flusso di immigrati, potrebbero arrivare anche appartenenti
a cellule terroristiche intenzionate a colpire l’Europa. Come si può evitare giuridicamente
un problema del genere?
R. – Si può evitare, perché gli Stati possono decidere
di non riconoscere asilo o qualsiasi tipo di protezione e quindi anche la protezione
temporanea a persone che costituiscono un pericolo per l’ordine pubblico, persone
che si sono macchiate di gravi crimini. In questa ipotesi, quindi, non verrebbe concessa
alcun tipo di protezione.
D. – Questo ovviamente presuppone tutta una serie
di controlli all’arrivo?
R. – Esatto, di controlli all’arrivo, ma soprattutto
una procedura atta a verificare l’effettiva pericolosità di queste persone. E questa
non è cosa né semplice, né immediata.
D. – Prospettando una saturazione dell’Italia,
non si rischia una politica di respingimenti pericolosissima per la tutela dei diritti
umani riconosciuta internazionalmente?
R. – Sì. L’Italia non può, senza il
sostegno del diritto internazionale, respingere queste persone, perché le respingerebbe
in Paesi non sicuri. Certo è che l’Italia non può essere lasciata sola dagli altri
Paesi dell’Unione Europea. (mg)