2011-02-23 14:45:48

Argentina: i vescovi presentano una campagna pubblicitaria contro la droga


“Entrare nel mondo della droga è molto più facile che uscirne”: è questo lo slogan che la Conferenza episcopale argentina ha lanciato per promuovere una campagna pubblicitaria contro la tossicodipendenza. L’iniziativa è stata presentata lunedì scorso a Buenos Aires dalla Commissione nazionale per la Pastorale della tossicodipendenza, presieduta da mons. Jorge Eduardo Lozano, insieme al Consiglio pubblicitario argentino, il quale metterà a disposizione spazi promozionali gratuiti sui principali mass media locali. Un problema, quello della droga, alquanto rilevante nel Paese latinoamericano: secondo i dati 2010 delle Nazioni Unite, infatti, l’Argentina è la prima nazione del sud America per consumo di cocaina e maryuana. Nel suo intervento alla conferenza stampa, mons. Lozano ha sottolineato come la tossicodipendenza colpisca soprattutto i più poveri. “Perché la Chiesa si occupa di questa problematica? – ha spiegato – Perché le persone che frequentano le nostre scuole e le nostre Chiese hanno questa problematica. Ed è per questo che la nostra Conferenza episcopale ha istituito una Commissione apposita. Si tratta di una piaga presente in tutto il mondo e non è un caso che ci troviamo in un contesto globale”. Poi, mons. Lozano ha ricordato che durante l’incontro di Aparecida del 2007, in occasione della quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, “sono stati approfonditi tre punti: il consumo di droga, le cause di mortalità e il narcotraffico. Inoltre, lo scorso anno abbiamo presentato, nell’ambito della Fiera del libro di Buenos Aires, il manuale intitolato ‘Chiesa, droga e tossicodipendenza’. Un volume che ha a che vedere con la nostra attenzione per i poveri, che sono i più vulnerabili di fronte al pericolo costituito dal consumo di droga”. Dal suo canto, il coordinatore della Commissione, Horacio Reyser, ha osservato come spesso la società sia tollerante nei confronti degli spinelli, ritenendo che non siano dannosi. “Ma questa è una tragedia – ha detto Reyser – perché lo spinello è droga e bisogna dirlo a chiare lettere. È fondamentale lanciare un messaggio univoco: drogarsi collega la persona direttamente con la morte, mentre la persona umana è stata creata per la vita. La droga, invece, distrugge e schiavizza ed è qui che dobbiamo intervenire con l’educazione, perché dobbiamo essere capaci di creare una società libera dalle droghe”. Sui passi concreti da compiere per raggiungere questo obiettivo, è intervenuta Marcela Ovejero, segretaria esecutiva della Commissione: “Bisogna partire dalla presa di coscienza di quelli che sono i benefici di una vita degna – ha detto – dall’educazione alla prevenzione per tutta la società, dalla riabilitazione dei tossicodipendenti e dalla denuncia del narcotraffico”. Ribadita, infine, la responsabilità di ogni diocesi nel lavorare su questi punti, così come la formazione di specialisti che accompagnino e sostengano, anche a livello pastorale, i tossicodipendenti. (I.P.)







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