Argentina: i vescovi presentano una campagna pubblicitaria contro la droga
“Entrare nel mondo della droga è molto più facile che uscirne”: è questo lo slogan
che la Conferenza episcopale argentina ha lanciato per promuovere una campagna pubblicitaria
contro la tossicodipendenza. L’iniziativa è stata presentata lunedì scorso a Buenos
Aires dalla Commissione nazionale per la Pastorale della tossicodipendenza, presieduta
da mons. Jorge Eduardo Lozano, insieme al Consiglio pubblicitario argentino, il quale
metterà a disposizione spazi promozionali gratuiti sui principali mass media locali.
Un problema, quello della droga, alquanto rilevante nel Paese latinoamericano: secondo
i dati 2010 delle Nazioni Unite, infatti, l’Argentina è la prima nazione del sud America
per consumo di cocaina e maryuana. Nel suo intervento alla conferenza stampa, mons.
Lozano ha sottolineato come la tossicodipendenza colpisca soprattutto i più poveri.
“Perché la Chiesa si occupa di questa problematica? – ha spiegato – Perché le persone
che frequentano le nostre scuole e le nostre Chiese hanno questa problematica. Ed
è per questo che la nostra Conferenza episcopale ha istituito una Commissione apposita.
Si tratta di una piaga presente in tutto il mondo e non è un caso che ci troviamo
in un contesto globale”. Poi, mons. Lozano ha ricordato che durante l’incontro di
Aparecida del 2007, in occasione della quinta Conferenza generale dell’episcopato
latinoamericano e dei Caraibi, “sono stati approfonditi tre punti: il consumo di droga,
le cause di mortalità e il narcotraffico. Inoltre, lo scorso anno abbiamo presentato,
nell’ambito della Fiera del libro di Buenos Aires, il manuale intitolato ‘Chiesa,
droga e tossicodipendenza’. Un volume che ha a che vedere con la nostra attenzione
per i poveri, che sono i più vulnerabili di fronte al pericolo costituito dal consumo
di droga”. Dal suo canto, il coordinatore della Commissione, Horacio Reyser, ha osservato
come spesso la società sia tollerante nei confronti degli spinelli, ritenendo che
non siano dannosi. “Ma questa è una tragedia – ha detto Reyser – perché lo spinello
è droga e bisogna dirlo a chiare lettere. È fondamentale lanciare un messaggio univoco:
drogarsi collega la persona direttamente con la morte, mentre la persona umana è stata
creata per la vita. La droga, invece, distrugge e schiavizza ed è qui che dobbiamo
intervenire con l’educazione, perché dobbiamo essere capaci di creare una società
libera dalle droghe”. Sui passi concreti da compiere per raggiungere questo obiettivo,
è intervenuta Marcela Ovejero, segretaria esecutiva della Commissione: “Bisogna partire
dalla presa di coscienza di quelli che sono i benefici di una vita degna – ha detto
– dall’educazione alla prevenzione per tutta la società, dalla riabilitazione dei
tossicodipendenti e dalla denuncia del narcotraffico”. Ribadita, infine, la responsabilità
di ogni diocesi nel lavorare su questi punti, così come la formazione di specialisti
che accompagnino e sostengano, anche a livello pastorale, i tossicodipendenti. (I.P.)