I vescovi dell’Africa australe preoccupati per la situazione dello Zimbabwe
“Ci rivolgiamo ai leader della Sadc (South African Development Community) in un momento
critico nella vita della nazione dello Zimbabwe” scrivono i vescovi dell’Imbisa (Inter-Regional
Meeting of the Bishops of Southern Africa, che riunisce i vescovi di Angola, Botswana,
Lesotho, Namibia, Mozambico, Sao Tome e Principe, Sudafrica e Zimbabwe) al termine
della loro 9° Sessione plenaria. In un comunicato inviato all’agenzia Fides i membri
dell’Imbisa ricordano “il ruolo importante che la Sadc ha avuto nel facilitare il
Global Political Agreement (Gpa) che ha portato al governo di unità nazionale”. Del
governo di unità nazionale fanno parte sia il partito del Presidente Robert Mugabe
sia quello del Premier Morgan Tsvangirai. Quest’ultimo è il principale oppositore
di Mugabe. Il duro scontro politico tra le due parti aveva portato ad una grave crisi
che è sfociata nella negoziazione del Gpa e nella formazione del governo di unità
nazionale. “Tuttavia, due anni dopo la firma dell’accordo, siamo preoccupati per la
mancanza di progressi significativi - scrivono i vescovi dell’Imbisa -: non tutti
gli aspetti del Gpa sono stati rispettati entro il termine convenuto. Nonostante alcuni
miglioramenti, constatiamo che i cittadini dello Zimbabwe continuano a soffrire per
l’estrema povertà, gli alti livelli di disoccupazione, gli inadeguati servizi sanitari
e dell’istruzione, la mancanza di investimenti e di fiducia nell'economia del Paese.
Si tratta di una forma di grave ingiustizia, se si considera la ricchezza del Paese
in relazione alle sue risorse umane e materiali”. Nel 2011 sono previste le elezioni
presidenziali e parlamentari. L’Imbisa si mostra preoccupata per le gravi carenze
riscontrate nella preparazione della sessione elettorale: la non completa attuazione
del Gpa; i ritardi del processo di riforma costituzionale (“non si sa quando si terrà
il referendum sulla nuova Costituzione”); le liste elettorali che non sono state aggiornate;
le pesanti limitazioni alla libertà di associazione e di stampa; sono in crescita
le intimidazioni e le violenze mentre la campagna elettorale entra nel vivo. Quarantasei
persone sono state arrestate mentre guardavano le registrazioni video delle proteste
in Tunisia ed Egitto, con l’accusa di preparare “attività per sovvertire un governo
legittimo”. (R.P.)