Ue: lettera delle Chiese d'Europa alla Ashton per i cristiani perseguitati
Le Chiese cristiane d’Europa, delle varie tradizioni cristiane (cattolica, ortodosse,
protestanti, anglicane e vecchio-cattoliche) hanno inviato una lettera alla Catherine
Ashton, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione
Europea, chiedendole che “la questione della difesa della libertà religiosa e dei
cristiani nel mondo venga inserita nell’ordine del giorno dell’incontro dei Ministri
degli Esteri dell'Ue, in corso oggi a Bruxelles”. La lettera - riferisce l'agenzia
Sir - è stata resa nota oggi in un comunicato finale congiunto diffuso dal Comitato
Congiunto del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e Kek (Conferenza
delle Chiese d’Europa) al termine del loro incontro annuale che si è svolto a Belgrado.
All’incontro i membri del Comitato hanno parlato anche di libertà religiosa affermando
che essa “rappresenta un diritto e un valore che ogni società democratica dovrebbe
essere pronta a difendere e a promuovere”. In questo spirito, i membri del Comitato
Congiunto hanno deciso di redigere e inviare una lettera alla Ashton nella quale hanno
anche chiesto che “venga offerto un chiaro segnale riguardante le decisioni sulle
politiche comuni che dimostri l'impegno dell'Unione Europea nella difesa della libertà
religiosa per i fedeli di tutte le religioni in tutto il mondo. Il riferimento alla
persecuzione dei cristiani, la cui urgenza appare evidente davanti ai recenti avvenimenti
(in particolare nel Medio Oriente e in Iraq) – scrivono i responsabili delle Chiese
cristiane in Europa - non può essere dimenticato o seppellito da politiche astratte
e inconcludenti. I Paesi occidentali che hanno speciali rapporti con aree in cui è
attestata la persecuzione, dovrebbero dimostrare il loro impegno concreto nel difendere
coloro che sono perseguitati a motivo della loro fede, di qualunque fede si tratti”.
Dedicato al tema del contributo dei cristiani all’identità nazionale e all’integrazione
europea, all’incontro – si legge nel comunicato – “è emersa la convinzione che ogni
essere umano è dotato di una dignità non negoziabile. Tale dignità gli deriva dall'essere
stato creato a immagine di Dio, che è essa stessa una comunione di Persone”. “Pertanto,
la persona umana non è limitata alla dimensione individuale ma partecipa anche intrinsecamente
della dimensione sociale”. Per questo motivo – affermano i rappresentanti delle Chiese
cristiane - la libertà religiosa non può significare relegare la dimensione religiosa
alla vita privata”. (R.P.)