È di oltre 4500 morti - riferisce l’agenzia Misna - l’ultimo bilancio ufficiale dell’epidemia
di colera cominciata lo scorso ottobre ad Haiti, dove almeno 231.070 persone hanno
contratto il batterio letale veicolato soprattutto attraverso l’acqua. Il tasso di
mortalità è comunque calato nelle ultime settimane, passando da un iniziale 9 al 2
per cento. Partita nei pressi di una base della Missione Onu ad Haiti (Minustah) a
ridosso del fiume Artibonite, nel centro del Paese, l’epidemia ha fatto molte vittime
nelle prime settimane della sua apparizione, espandendosi a macchia d’olio. Molte
denunce di abitanti locali, confermate dal rapporto di un esperto epidemiologo francese,
hanno concluso che a contaminare le acque sono state materie fecali provenienti dalla
base della Minustah, che ospita caschi blu nepalesi. Sulla vicenda l’Onu ha fatto
calare un velo, senza aver condotto finora un’indagine indipendente. Nelle campagne
di Haiti i fiumi sono molto utilizzati dalla popolazione, che non ha accesso all’acqua
potabile, mentre nelle città la povertà e le cattive condizioni igieniche sono propense
alla diffusione del batterio. Un intenso lavoro di assistenza è stato svolto dal personale
medico, haitiano e straniero, che ha curato i malati in numerosi centri di trattamento.
Il colera non era mai stato diagnosticato ad Haiti prima d’ora. Adesso, la malattia
è radicata nel Paese e la popolazione dovrà imparare a convivere con il rischio di
contrarla. (R.G.)