2011-02-21 07:58:57

Berlino: Orso d’oro a “Nader and Simin, a separation” dell’iraniano Ashgar Fahradi


Una pioggia di premi conclude la 61° edizione del Festival di Berlino: una cifra spropositata se si valuta il livello qualitativo dei film in programma, non sempre all’altezza delle aspettative. Detto questo, la Berlinale si conferma la solita poderosa macchina di cinema, capace di attrarre nelle sale centinaia di migliaia di spettatori e di concentrare negli spazi dell’European Film Market compratori e venditori di tutto il mondo. Fra le prime giurie ad emettere i loro verdetti, quella Ecumenica i cui riconoscimenti sono andati a cineasti, autori di opere che esaltano valori spirituali, umani e sociali. Nell’ambito della Competizione Internazionale i giurati hanno premiato “Nader and Simin, a separation” di Asghar Farhadi, che riesce a rendere in maniera drammaticamente potente le contraddizioni della vita famigliare e sociale dell’Iran contemporaneo, trattando il suo soggetto con rispetto e sincerità. Gli stessi giurati hanno poi segnalato con una menzione speciale “The forgiveness of blood” di Joshua Marston, impegnato atto d’accusa contro la legge del sangue vigente ancora in Albania. Nell’ambito delle altre sezioni della Berlinale, i premi di Panorama sono andati a “Invisible” di Michal Aviad e “Barzakh” di Mantas Kvedaravicius, che trattano rispettivamente dei traumi femminili a seguito di uno stupro e delle violazioni dei diritti umani in Cecenia. Fra i film del Forum la Giuria Ecumenica ha infine premiato “En terrains connus” di Stéphane Lafleur e “An Angel in Doel” di Tom Fassaert. Il primo è una divagazione, a volte comica a volte drammatica, sugli incidenti che costellano la vita degli individui; il secondo un documentario sulla resistenza di un gruppo di vecchiette alla speculazione edilizia. Curiosamente la Giuria Internazionale del Concorso si è unita a quella ecumenica nel proclamare vincitore dell’Orso d’oro “Nader and simin, a separation” di Asghar Farhadi, che finisce per fare incetta di premi ricevendo anche quelli per la migliore interpretazione maschile e femminile, andati all’insieme degli attori. L’Orso d’argento del Gran Premio della Giuria è invece andato a “The Turin horse” di Bela Tarr, riconosciuto come miglior film anche dai giornalisti del Premio Fipresci. Se la cronaca famigliare del cocchiere e del cavallo abbracciato da Nietzsche nel momento in cui si manifestò la sua follia convince per la sua ostinata rappresentazione dell’inesorabile scorrere del tempo, altrettanto fa il racconto febbrile dell’avventura africana di un medico, contenuto in “Sleeping sikness” di Ulrich Khöler, vincitore dell’Orso d’argento per la miglior regia. A chiudere il palmares di questa 61° Berlinale, il premio per la miglior fotografia a “El premio” di Paula Markovich, quello per la miglior sceneggiatura a “The forgiveness of blood” di Joshua Marston e il premio Alfred Bauer a “If not us who” di Andres Veiel. Da domani la gente riprende la sua vita normale, si fanno i consuntivi e si prepara la nuova edizione. Il cinema, come la vita, continua la sua corsa verso il futuro. (Da Berlino, Luciano Barisone) RealAudioMP3







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