2011-02-21 14:48:19

Belgrado: il contributo delle Chiese cristiane d'Europa all'integrazione del continente


“Come cristiani abbiamo un contributo specifico da offrire in Europa, e ci auguriamo che l'ecumenismo, in quanto luogo d’incontro fra tradizioni, comunità e singole persone, possa continuare a svilupparsi e testimoniare l'impegno dei cristiani nel mantenere sempre vivo l'amore che ci spinge a seguire Gesù, per poter diventare costruttori della vera pace, che ha le sue radici nei cuori dei popoli e delle nazioni”. Si conclude con questa dichiarazione il comunicato finale - ripreso dall'agenzia Sir - diffuso al termine dell’incontro del Comitato congiunto Ccee-Kek dedicato quest’anno al tema “Identità nazionale e integrazione europea: Il contributo dei cristiani”. L’incontro si è svolto a Belgrado su invito dell'arcivescovo metropolita cattolico mons. Stanislav Hocevar. L’ecumenismo – affermano i partecipanti – “va visto come uno spazio d’incontro e di dialogo tanto a livello personale che fra le comunità che vogliono intraprendere un cammino verso un'unità più profonda, un cammino che coinvolge l'identità radicata in ognuno e che ci permette di scoprire i doni degli altri. Questo richiede una continua conversione. Senza tutto questo, l'unità della Chiesa rimarrà sempre un'aspirazione irrealistica”. Quest’anno – si ricorda nel comunicato - ricorre il 10° anniversario della firma della Charta Oecumenica (22 aprile 2001). L’Istituto ecumenico dell’Università di Friburgo (Svizzera) organizzerà un Convegno il 9 maggio prossimo sul tema Comunione ecclesiale in Europa. A Belgrado si è parlato anche di crisi economica sottolineando come “senza la solidarietà e altri valori che l'esperienza della fede permette di scoprire e conservare, l'Europa non potrà mai conseguire uno sviluppo integrale. Sarebbe corretto affermare che la crisi economica ha posto i nostri Paesi di fronte alla sfida di dover scegliere tra protezionismo e solidarietà. Siamo convinti che solo quando si è sicuri della propria identità si è in grado di riconoscere il valore dell'altro e l'importanza dei legami che promuovono l‘aiuto reciproco”. L’Europa dunque ha bisogno anche del contributo dei cristiani. “La fede ci aiuta ad amare la nostra identità e coloro a cui apparteniamo e, allo stesso tempo, apre i nostri cuori agli altri e ci incoraggia ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per poter andare incontro a chiunque è nel bisogno”. Vari a questo proposito i temi affrontati a Belgrado. Riguardo alla presenza dei Rom nell’Europa orientale, Ccee e Kek hanno deciso di avviare un un processo comune di riflessione sulla situazione dei Roma provenienti dai paesi membri dell’Ue (Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria). Questo processo sarà accompagnato da esperti e sarà volto a promuovere iniziative concrete che permettono, da una parte, una loro migliore integrazione nel loro paese di origine e, dall’altra, di modificare l’erronea percezione che troppo spesso si ha di essi in Europa. (R.P.)







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