Belgrado: il contributo delle Chiese cristiane d'Europa all'integrazione del continente
“Come cristiani abbiamo un contributo specifico da offrire in Europa, e ci auguriamo
che l'ecumenismo, in quanto luogo d’incontro fra tradizioni, comunità e singole persone,
possa continuare a svilupparsi e testimoniare l'impegno dei cristiani nel mantenere
sempre vivo l'amore che ci spinge a seguire Gesù, per poter diventare costruttori
della vera pace, che ha le sue radici nei cuori dei popoli e delle nazioni”. Si conclude
con questa dichiarazione il comunicato finale - ripreso dall'agenzia Sir - diffuso
al termine dell’incontro del Comitato congiunto Ccee-Kek dedicato quest’anno al tema
“Identità nazionale e integrazione europea: Il contributo dei cristiani”. L’incontro
si è svolto a Belgrado su invito dell'arcivescovo metropolita cattolico mons. Stanislav
Hocevar. L’ecumenismo – affermano i partecipanti – “va visto come uno spazio d’incontro
e di dialogo tanto a livello personale che fra le comunità che vogliono intraprendere
un cammino verso un'unità più profonda, un cammino che coinvolge l'identità radicata
in ognuno e che ci permette di scoprire i doni degli altri. Questo richiede una continua
conversione. Senza tutto questo, l'unità della Chiesa rimarrà sempre un'aspirazione
irrealistica”. Quest’anno – si ricorda nel comunicato - ricorre il 10° anniversario
della firma della Charta Oecumenica (22 aprile 2001). L’Istituto ecumenico dell’Università
di Friburgo (Svizzera) organizzerà un Convegno il 9 maggio prossimo sul tema Comunione
ecclesiale in Europa. A Belgrado si è parlato anche di crisi economica sottolineando
come “senza la solidarietà e altri valori che l'esperienza della fede permette di
scoprire e conservare, l'Europa non potrà mai conseguire uno sviluppo integrale. Sarebbe
corretto affermare che la crisi economica ha posto i nostri Paesi di fronte alla sfida
di dover scegliere tra protezionismo e solidarietà. Siamo convinti che solo quando
si è sicuri della propria identità si è in grado di riconoscere il valore dell'altro
e l'importanza dei legami che promuovono l‘aiuto reciproco”. L’Europa dunque ha bisogno
anche del contributo dei cristiani. “La fede ci aiuta ad amare la nostra identità
e coloro a cui apparteniamo e, allo stesso tempo, apre i nostri cuori agli altri e
ci incoraggia ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per poter andare incontro
a chiunque è nel bisogno”. Vari a questo proposito i temi affrontati a Belgrado. Riguardo
alla presenza dei Rom nell’Europa orientale, Ccee e Kek hanno deciso di avviare un
un processo comune di riflessione sulla situazione dei Roma provenienti dai paesi
membri dell’Ue (Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria). Questo processo sarà accompagnato
da esperti e sarà volto a promuovere iniziative concrete che permettono, da una parte,
una loro migliore integrazione nel loro paese di origine e, dall’altra, di modificare
l’erronea percezione che troppo spesso si ha di essi in Europa. (R.P.)