Vescovi del Celam: "Lo sviluppo umano deve essere sempre al servizio della dignità
dell'uomo"
Si è conclusa con ampio comunicato la riunione dei vescovi membri del dipartimento
Giustizia e solidarietà del consiglio episcopale latinoamericano (Celam) che si sono
incontrati a Bogotà, in Colombia, dall'11 al 14 febbraio per riflettere sull’odierna
realtà sociale della regione. In particolare i presuli si sono occupati dello “sviluppo
umano” ribadendo con forza le sue caratteristiche principali: “integrale, solidale
e inclusivo”. I vescovi sottolineano la rilevanza della crescita economica degli ultimi
anni e al tempo stesso elencano alcune dello loro preoccupazioni sui meccanismi e
modalità di questo sviluppo materiale ricordando che “deve essere sempre al servizio
della persona umana e della sua dignità”. Tale sviluppo però, scrivono nel comunicato,
non ha rappresentato una sconfitta della povertà; anzi, “più di due terzi della popolazione
vive in condizione di povertà e al tempo stesso la regione è quella che registra fra
tutti i continenti, l’indice più elevato di disuguaglianza sociale”. Si tratta di
una realtà in cui “persistono situazioni di miseria inumana” e perciò, oggi più che
mai, occorre ribadire “la nostra opzione preferenziale per i poveri” con lo scopo
di contribuire a rimuovere le cause di questo fenomeno. Tra queste cause i presuli
ricordano la distribuzione ingiusta della ricchezza, l'espatrio dei profitti e le
politiche fiscali che penalizzano i più poveri. D’altra parte il comunicato analizza
anche altri fattori come la devastazione dell’ambiente, la bassa qualità della vita,
le molte libertà per la circolazione dei capitali e le tante restrizioni alla circolazione
delle persone. Infine, i vescovi riflettono sul contenuto della democrazia e osservano
che ci sono stati progressi nell’ambito della partecipazione, ma ciò non è servito
per combattere l’eccesso di concentrazione di poteri in poche mani. Allo stato attuale
delle cose i presuli ritengono che occorra dunque lavorare meglio e di più per rendere
il modello e il sistema economico più solidale, più giusto e soprattutto più inclusivo
poiché, negli ultimi anni, la massa delle persone escluse da molti diritti è cresciuta
a dismisura. Fra le chiavi di volta per un successo in quest’ambito i vescovi ritengono
che sia decisivo distinguere sempre la società civile dal mercato e dallo stato, per
accrescere l’ascolto dei movimenti e gruppi popolari, che rivendicano un proprio ruolo
sociale e una propria difesa dei diritti. Ciò sarà sempre, secondo il comunicato,
un grande contributo al bene comune che poi, in definitiva, deve essere l’anima dell’intero
processo e di ogni sistema economico. Prima di concludere i presuli ricordano le molte
e importanti azioni concrete delle diversi comunità ecclesiali nazionali che, con
modalità e stile diversi, lavorano con molto impegno in numerosi ambiti sociali, dalle
carceri ai giovani senza lavoro, dai quartieri periferici alle università, dalla scuola
alle famiglie. (A cura di Luis Badilla)