2011-02-19 14:59:48

Mondo arabo in fiamme, l'Europa latita. L'opinione di Federiga Bindi


L’ondata delle proteste nel mondo arabo e musulmano rischia di provocare un vero e proprio effetto-domino in diversi altri Paesi dell’area. Una delle conseguenze, già ampiamente dimostrata, riguarda l’intensificarsi del flusso di immigrati verso l’Europa. Il commissario europeo agli Affari Interni, Malmstrom, nel rifiutare le critiche arrivate dall’Italia ha ribadito che nei prossimi giorni partirà la missione di pattugliamento del Canale di Sicilia, denominata Frontex. Ma sul ruolo dell’Europa nell’emergenza immigrazione Eugenio Bonanata ha intervistato Federiga Bindi, docente di Integrazione Politica Europea all’Università Tor Vergata di Roma:RealAudioMP3

R. – Per la seconda volta, nel giro di 20 anni abbiamo una crisi che potrà avere delle conseguenze importanti nel "cortile di casa", così come furono i Balcani, e per la seconda volta l’Europa è assolutamente impotente. Con la differenza che, questa volta, dovremmo teoricamente avere anche gli strumenti per agire. Quindi, la prima considerazione è che l’Europa manca, non c'è.

D. – A che cosa possiamo imputare questo ritardo?

R. – Secondo me, a vari fattori. Intanto, pochi riescono a capire effettivamente cosa succede. Infatti, in prima battuta tanto gli Stati Uniti che gli europei hanno subito avuto il riflesso condizionato di difendere Mubarak. Dopo, quando anche gli americani hanno cambiato posizione, cioè quando dalla posizione alla Clinton si è passati alla posizione di Obama – che è più importante la libertà piuttosto che la repressione – anche nei Paesi del Mediterraneo si è creata molta perplessità: chiaramente, tutti quelli che si reggono perché gli americani li sostengono hanno paura che succeda a loro la stessa cosa che è successa a Mubarak. C’è, dunque, tutta una serie di segnali contraddittori e in questa serie di segnali contraddittori l’Europa non sa come comportarsi.

D. – Il fronte più caldo sembra essere quello dell’immigrazione. Qualcuno ritiene che la sola missione Frontex non basti per fronteggiare l’emergenza...

R. – No, assolutamente. E qui viene fuori un punto che l’Italia affermava già da lungo tempo: e cioè che l’immigrazione dal Sud, l’immigrazione clandestina, non è un problema italiano – come ha sempre voluto ritenere in un certo modo l’Unione Europea – ma è un problema comunitario. Il governo italiano ora è riuscito a far mettere all’ordine del giorno del Consiglio Europeo la questione “immigrazione”, ma stiamo parlando di un Consiglio Europeo che si terrà tra un mese e non è che ci si possa permettere di aspettare un mese per agire. Al contrario, bisognerebbe prendere una decisione veloce così come, in fin dei conti, è stata presa sull’operazione antipirateria in Somalia.

D. – Un tempo si parlava del Patto euro-mediterraneo, quindi questa strategia europea volta al Sud. Che fine ha fatto?

R. – Il Patto euro-mediterraneo è miseramente fallito. E’ stato prima lanciato dalla presidenza italiana, con l’allora ministro degli Esteri De Michelis, poi fu ripreso dalla presidenza spagnola nel ’94, quindi ripreso in gran pompa da Sarkozy e mai creato. Dopo di che, la presidenza spagnola, l’anno scorso, ha altrettanto fallito miseramente e non se ne è fatto nulla. Il problema è che oggi sarebbe stato uno strumento molto utile. A questo punto, però, poiché non abbiamo più neanche l’interlocutore nel mondo arabo, è impossibile metterlo in piedi in questo momento.

D. – Forse dipende dal fatto è che Francia e Germania sono poco interessate da questo fenomeno?

R. – Fino ad un certo punto, perché se cominciasse ad arrivare un’immigrazione pesante, l’Italia sarebbe Paese di transito: una parte si fermerebbe, ma una buona parte andrebbe in Francia e in Germania. Quindi, sarà bene che si rendano conto che saranno investiti anche loro.(ap)







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