Il commento al Vangelo della domenica del teologo padre Bruno Secondin
Nella settima Domenica del tempo ordinario, il Vangelo presenta il brano di Matteo
nel quale Gesù, parlando agli Apostoli dell'amore verso i propri nemici, afferma:
“Avete
inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’. Ma io vi dico:
amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli
del Padre vostro che è nei cieli”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo
il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale
alla Pontificia Università Gregoriana:
Spezzare
la spirale della violenza, non più giustizia fai-da-te, finirla con l’assurdità del
ragionare contrapponendo amici e nemici senza mezze tinte: questo chiede oggi Gesù,
proseguendo ancora con il grande discorso programmatico, detto “discorso della montagna”.
Non basta regolare il male, bilanciando torti e punizioni, se poi il principio rimane
lo stesso, applicato senza amore: chi sbaglia paga! La legge dell’amore che Gesù propone
è senza dubbio paradossale, esagerata, radicale: si deve amare e perdonare e basta,
fare del bene anche a chi ci odia, a qualsiasi nemico. Potremmo domandarci se Gesù
conosce quello che succede, se ha senso realistico o solo sogna una realtà che non
esiste. A questo sospetto risponde bene la frase che spiega perché cambiare logica
e introdurre altra reazione: “Affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli”,
dice Gesù. Essere figli di Dio vuol forse dire prenderle senza reagire, subire soprusi
e angherie, non ristabilire la giustizia violata? Non è questo che vuol dire Gesù:
ma entrare in altra logica, quella dell’amore perfetto di Dio, che non si rassegna
alla nostra malvagità e durezza di cuore, e ritenta sempre il dialogo e l’incontro
con fantasia e pazienza. Solo Dio riesce a comportarsi con questa generosità totale,
con una misericordia che largamente perdona, tutto, sempre. Proviamo ad imitare, almeno
un pochino, questo nostro Dio.