2011-02-18 16:42:45

Progetto "Euromed": i media che creano un ponte tra l'Ue e la sponda sud del Mediterraneo


Creare uno spazio comune fra l’Europa e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, cercare il dialogo attraverso la condivisione di valori comuni, ma soprattutto collaborare per la pace e lo sviluppo, garantendo un’informazione libera e indipendente. E’ questo l’obiettivo del progetto “Euromed News” finanziato dalla Commissione Europea, a cui hanno aderito tante tv europee, prima tra tutte France Televisions e l’Unione delle Televisioni dei Paesi della Lega Araba. Il servizio di Cecilia Seppia.RealAudioMP3

Il dialogo e la cooperazione tornano a viaggiare attraverso l’etere e da qui sfidano le frontiere di terra, i muri di separazione politica, religiosa ed economica per provare a costruire un altro Mediterraneo: accade grazie ad Euromed-News e alla sinergia di azione tra i tanti professionisti europei e arabi che per due anni hanno lavorato insieme alla produzione, messa in onda e scambio di 300 TG, 40 magazine e 9 documentari. Thierry Vissol – consigliere Speciale Media e Comunicazione della Commissione europea:

“L’Unione Europea prova ad avere una politica con tutti i suoi vicini per aiutare lo sviluppo, lo stato di legge e, soprattutto, per fare in modo che questi Paesi possano comunicare tra di loro e, dunque, provare ad avere un’era di pace, sicurezza e sviluppo economico”.

Un ponte tra le due sponde del Mediterraneo, quella europea e quella nordafricana, per parlare di diritti umani, educazione, energia, politica, attualità, ma anche dignità della donna che come ci spiega Alessandra Paradisi, segretario generale della Copeam (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo), in questo progetto ha avuto un ruolo fondamentale:

“Il ruolo della donna è stato determinante sia nella redazione e nella conduzione del progetto stesso, sia all’interno poi dei contenuti che sono stati diffusi. Abbiamo creato, organizzato, una sorta di redazione transnazionale ed è venuto fuori un mosaico molto articolato del Mediterraneo, in cui le donne cominciano ad essere sempre più protagoniste”.

Una circolazione di informazioni, veicolata non a caso sulla tv terrestre, quindi accessibile a tutti in prima serata, ha raggiunto milioni di persone nei Paesi e del Medio oriente e del Maghreb, segnati in questo periodo da rivolte e forti cambiamenti politici, recuperando il ruolo di servizio pubblico, spesso bandito e informando sui fatti in tempo reale. Claudio Cappon, vicepresidente UER, l’Unione Europea di Radiotelevisione:

“Il servizio pubblico vuol dire servizio ai cittadini, vuol dire informazione, vuol dire cultura e, soprattutto, vuol dire consapevolezza. Io credo che, in questo momento, le più grandi barriere in quest’area del mondo siano le barriere dei pregiudizi. I pregiudizi sono figli dell’ignoranza. Quindi, niente di più che lavorare insieme su progetti comuni infrange queste barriere. La televisione talvolta non è il mezzo migliore per rinnovare e per cambiare: talvolta, la televisione è passiva come strumento e talvolta è un po’ troppo condizionata dai poteri. L’importante è ritrovare la freschezza. Non conta tanto il mezzo tecnico, quanto l’indipendenza e la freschezza del giudizio”.(ap)







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