2011-02-17 14:57:14

Egitto: tra incertezze e speranze, prosegue il processo di transizione guidato dai militari


In Egitto, nonostante l’appello dei militari, continuano gli scioperi. Critiche alle forze armate vengono rivolte anche dal leader dell’opposizione, El Baradei, che parla di un processo di transizione “opaco e non inclusivo”. Ieri pomeriggio, intanto, il Ministero della sanità ha reso noto che sono state 365 le persone uccise durante la rivolta che ha portato alla fine del regime di Hosni Mubarak. Sulle sorti dell’ex presidente egiziano, del resto, proseguono ad alternarsi versioni contrastanti. Se nei giorni scorsi si era parlato di stato di coma per l’ex rais, Mubarak sarebbe invece in buone condizioni di salute, secondo la tv “Abc”. Per una testimonianza su come la popolazione egiziana sta vivendo questa fase di passaggio ad una nuova realtà, Antonella Palermo ha intervistato Marco Masulli, studente di arabo al Cairo che vive a Piazza Tahrir, cuore della rivolta anti Mubarak:RealAudioMP3

R. – Sta ritornando quasi tutto come prima: la vita è quasi tornata alla normalità, anche se abbiamo ancora il coprifuoco da mezzanotte fino alle sei del mattino. Si tratta comunque di un problema minimo. C’è, invece, la paura di molta gente che teme che i militari cerchino di rafforzare unicamente i propri privilegi, senza dare realmente ascolto a quelle che erano le richieste della piazza.

D. – Parleresti ancora di euforia?

R. – A dir la verità una cosa che ho notato è che quando parlo con le persone un po’ più anziane mi sembra non siano contente al cento per cento di quello che è successo: molti dicono che un presidente che ha governato il Paese per 30 anni non può essere stato mandato via così e molti dicono che il problema non era Mubarak in sé, ma la gente di cui si era circondato. I giovani sono invece tutti, tutti molto felici e molto euforici, perché sentono di avere l’opportunità di costruire qualcosa di nuovo. C’è grande speranza.

D. – In questi giorni continuano gli scioperi?

R. – Gli scioperi, a dire la verità, sono endemici e sono soprattutto i lavoratori del settore pubblico che stanno scioperando: la Polizia, ad esempio, ma anche i dipendenti delle società del gas e del petrolio stanno scioperando, così come i lavoratori del tessili che sono sempre stati l’avanguardia delle proteste, anche nel periodo pre-rivoluzionario. Tutti coloro che possono avanzare delle istanze dal punto di vista economico, perché a questo punto si tratta soprattutto di istanze economiche, stanno facendo sentire la loro voce. D’altro lato, però, c’è un esercito che invita a non scioperare proprio per via del momento economico particolare che sta vivendo l’Egitto e a seguito alle grosse perdite economiche che si sono registrate durante la rivoluzione.

D. – Quanto percepiscono?

R. – I poliziotti – ad esempio – percepiscono 400 ghiné al mese di base, che sono un po’ più di 50 euro.

D. – Quanto avete paura di questi Fratelli musulmani?

R. – Secondo me si tratta di un allarme ingiustificato. Se ci sarà un momento democratico di elezioni e di campagna elettorale nel Paese, non si potrà fare a meno di avere a che fare con i Fratelli musulmani. (mg)








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