2011-02-16 14:15:31

In Italia la Giornata per promozione della salute nei luoghi di lavoro


Migliorare la qualità della vita di chi lavora, e dell'azienda in cui il lavoro si svolge, riducendo contemporaneamente i costi sociali causati dalle patologie più diffuse. Sono gli obiettivi che perseguono i cosiddetti medici del lavoro, la cui attività è oggi al centro, in Italia, della 12.ma Giornata nazionale di informazione sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro. Eliana Astorri ha chiesto al prof. Nicola Magnavita, ricercatore di Medicina del lavoro dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, quale sia il settore specifico di intervento della medicina del lavoro:RealAudioMP3

R. – Si occupa soprattutto della salute dell’uomo che lavora. Quindi, è un po’ come una nuova medicina. Noi, però, generalmente tendiamo a non fare terapia, perché dobbiamo arrivare molto prima che insorga la malattia. Il centro della nostra attività è rendere le persone sane ancora più sane: ciascuno di noi potrebbe migliorare il proprio livello di salute.

D. – La cultura della salute nei luoghi di lavoro, la sua promozione, è un aspetto nuovo per la società italiana?

R. – Entro certi limiti è abbastanza nuovo, considerando che la legge che la prevede tra i compiti della medicina del lavoro è solo del 2008. Per la verità però chi fa il medico del lavoro da tanti anni queste cose le fa da 20 anni. Tra l’altro nei Paesi anglosassoni, che hanno un’impostazione molto più liberista della nostra, dove non c’è magari un servizio sanitario nazionale, come per esempio negli Stati Uniti, le aziende hanno una responsabilità sociale maggiore, per cui esse si prendono cura anche della salute extra lavorativa e lo fanno nel loro esclusivo interesse. Il datore di lavoro ha tutto il vantaggio di avere una persona sana e anche contenta di lavorare in quell’azienda. Nella promozione della salute il "tornaconto" c’è sia per il singolo che per la collettività e per l’azienda.

D. – Si punta quindi alla prevenzione attraverso visite e controlli in modo da evitare il problema...

R. – Il problema è migliorare i livelli di salute. Quando abbiamo l’incarico di fare il “medico competente”, come si chiama adesso, noi dobbiamo consigliare il datore di lavoro per il meglio e, quindi, su come evitare che i lavoratori si ammalino. Ma questa è una cosa che si fa ormai da tre secoli! Non può bastare questo: noi dobbiamo fare di più e il nostro ultimo programma di promozione della salute si intitola “Più salute dal lavoro”.

D – Questo significa che il beneficio è sì per il lavoratore, ma anche per le spese sanitarie del Paese...

R. – Su questo non c’è dubbio. Noi cerchiamo, infatti, di appoggiare i nostri programmi sul servizio sanitario nazionale, perché c’è un beneficio per l’azienda - non c’è dubbio – c’è un beneficio per il lavoratore, ma c’è un beneficio per la collettività nel suo insieme. Se noi riusciamo per esempio a ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari, che portano via un terzo delle vite del nostro Paese e, allo stesso modo, se riusciamo a ridurre tramite una vita virtuosa l’incidenza di certi tumori, è chiaro che anche lì una quota importante di sofferenze e di morti sarebbe risparmiata per tutta la collettività.(ap)







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