Italia: 5 mila immigrati a Lampedusa, il governo dirotta i flussi su Catania
Mineo, in provincia di Catania, ospiterà i richiedenti asilo di tutta Italia. L’idea
di realizzare in Sicilia il primo villaggio della solidarietà italiano è stata annunciata
oggi dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dopo l’emergenza sbarchi degli ultimi
giorni, che hanno visto arrivare a Lampedusa oltre cinquemila migranti sopratutti
tunisini. In duemila sono ancora sull’isola. Oggi, intanto, l’Unione Europea ha deciso
di concedere all’Italia assistenza finanziaria. Servizio di Francesca Sabatinelli.
Sarà Mineo,
in provincia di Catania, il primo villaggio della solidarietà italiano per i rifugiati
e i richiedenti asilo. Il Residence degli Aranci, dove per un decennio hanno abitato
i marines americani in servizio nella vicina base di Sigonella e le loro famiglie,
può ospitare diverse migliaia di persone. “L’Europa non può rimanere indifferente
– ha detto Maroni – deve prendere una posizione forte e decisa sul piano politico”,
anche perché il ministro non ha nascosto i timori di probabili futuri arrivi dall’Egitto.
Bruxelles ha comunque deciso di accogliere la richiesta italiana di assicurare assistenza
finanziaria nell’ambito dei fondi europei disponibili per rifugiati e frontiere -
cento milioni di euro la somma chiesta dall’Italia - l’Ue per ora non ha precisato
l’ammontare dei fondi. Sentiamo don Stefano Nastasi, parroco
di Lampedusa, che racconta direttamente che situazione sta vivendo l’isola:
R.
- Si è trattato di un’emorragia da tamponare al più presto o, se vogliamo, possiamo
paragonarla anche ad uno tsunami a livello umanitario, perché quattromila persone
che si riversano su questo territorio così piccolo in quattro giorni metterebbero
in difficoltà qualsiasi sistema.
D. – Com’è la convivenza attualmente?
R.
– Serena, se non viene prolungata per molti giorni. Allo stato attuale, girano per
il Paese e qualcuno di loro evita, quasi per protesta, di mangiare all’interno del
centro e va cercando qualcosa in giro. Di sicuro la popolazione riesce a sopperire,
ma solo se si tratta di ore o di pochi giorni. Capite bene che, se si dovesse prolungare
questo discorso, l’aria inizierebbe a farsi pesante sia da una parte che dall’altra.
D.
– Il ministro Maroni in conferenza stampa oggi da Catania ha detto che proprio in
provincia, a Mineo, si creerà il primo villaggio della solidarietà italiano per i
rifugiati e i richiedenti asilo: sono le vecchie case abitate dagli americani della
base di Sigonella. Il sindaco di Mineo non è particolarmente soddisfatto di questa
soluzione. Lei pensa che invece potrebbe esserlo?
R. – Chiaramente sono
situazioni che creano nuovi panorami, nuovi orizzonti, all’interno delle comunità.
Capisco che non sia facile per nessuno. Tutto dipenderà dal tipo di accompagnamento
del governo nella realizzazione di questa opera, non soltanto strutturale, ma di livello
umanitario, perché per me quello è fondamentale. Come cristiani dobbiamo prendere
sul serio la frase di San Paolo ai Romani, quando dice: “Portate gli uni i pesi degli
altri”. Il peso va condiviso, questo è fuor di dubbio. In che misura e in che termini
non sono io a dirlo, bisogna valutarlo insieme ed insieme cooperare. Credo che la
soluzione o la ricetta all’emergenza attuale sia proprio questa: la formula di collaborazione
o di cooperazione da più parti. Ognuno faccia quello che può fare e dia quello che
può dare. (ap)