2011-02-15 15:33:03

Il vescovo di Tunisi: solo la collaborazione tra Europa e Maghreb può arrestare i flussi di migranti


“La gioventù maghrebina (tunisina, algerina e marocchina) ha sempre sognato di arrivare sulla sponda nord del Mediterraneo”. Così commenta oggi all’agenzia Fides, mons. Maroun Elias Lahham, vescovo di Tunisi, da dove continuano i flussi emigratori verso l’Italia e i Paesi dell’Unione Europea. Il presule spiega che “la Tunisia sta vivendo un momento di incertezza sociale, economica e politica nell’attesa delle elezioni”. Per questo, aggiunge, “i giovani che sono giunti in Italia hanno approfittato della situazione di insicurezza, dove la polizia ha abbassato i controlli per scappare in modo consistente verso l’altra sponda del Mediterraneo. È un fenomeno che esiste da tempo ma che adesso sta assumendo una proporzione più grande a causa dell’instabilità del Paese”. Riguardo un possibile arresto dei flussi emigratori, questo dipenderà – afferma mons. Lahham – dal nuovo governo se “offrirà maggiori possibilità di lavoro in un Paese dove il tasso di disoccupazione è ufficialmente del 14 per cento, ma quello reale è almeno del 20 per cento”. “Si tenga presente – sottolinea il presule tunisino – che molti dei giovani disoccupati hanno un titolo di studio superiore o la laurea” e che, su 80 mila laureati ogni anno nelle Università tunisine, solo la metà ha possibilità di lavoro nel suo Paese. L’Unione Europea cosa può fare al riguardo? “Ho sentito ieri – risponde mons. Lahham - che l’Unione Europea dovrebbe concedere 258 milioni di euro alla Tunisia per progetti di sviluppo. In questo modo oltre ad aiutare i tunisini, l’Europa si protegge da un flusso che l’Italia e l’UE fa fatica a sopportare” “Mi rendo conto – prosegue il vescovo di Tunisi - che l’Italia non può accogliete tutte quelle persone che vorrebbero venire in Italia. Quindi, la strada per controllare questo fenomeno – conclude mons. Lahham – passa attraverso la collaborazione per sviluppare i nostri Paesi, convincendo i giovani a rimanere qui ad aiutare al loro sviluppo”. (R.G.)







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