2011-02-15 14:49:03

Adozione per i single, il cardinale Antonelli: conquista di civiltà è difendere il diritto del bambino ad avere un padre e una madre


In Italia, la Corte di Cassazione, pronunciandosi sulla domanda di una donna single di Genova che ha chiesto di vedere riconosciuta un’adozione ottenuta in Russia, ha esortato il parlamento a intervenire. Secondo la Corte sarebbero maturi i tempi affinché i single possano adottare i bambini rimasti soli o abbandonati dai genitori naturali. Su questo pronunciamento ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:RealAudioMP3

R. – Vorrei ricordare che, in epoche passate, c’era stata una visione patrimonialista dell’adozione: adottare era dare un erede a chi aveva un patrimonio e non aveva figli. Quindi, a essere in primo piano era l’interesse dell’adulto. Poi, la riforma che oggi è in vigore in Italia, la riforma dell’adozione, ha rovesciato il punto di vista e oggi adozione significa dare una famiglia al bambino che non ce l’ha. Quindi, è in primo piano il bene del minore: è prioritario il diritto del bambino ad avere un padre e una madre. Appare evidente che questa riforma è stata una conquista di civiltà e al momento fu condivisa da tutti, da persone provenienti da varie culture. Ora, si ha l’impressione che si voglia in qualche modo tornare indietro, cioè si voglia costruire la famiglia monoparentale, con bambini con un solo genitore che sono sempre parzialmente orfani. E l’essere orfani è una condizione di debolezza, che storicamente è sempre stata considerata così. Una cosa è se uno perde un genitore e un’altra è, in partenza, voler costruire una condizione di famiglia incompleta. Quindi, si rischia di tornare indietro, di dare la priorità ai desideri dell’adulto di avere un bambino, piuttosto che dare la priorità al bene e quindi al diritto dei bambini di avere un padre e una madre.

D. – Questa ipotesi dell’adozione ammessa per i single sarebbe dunque una sorta “di deriva sociale”, che non tiene conto del bene supremo del bambino ad avere un padre e una madre...

R. – Sì, bisogna fare il possibile perché i bambini abbiano un padre e una madre. Hanno il diritto ad averli: è il loro bene.

D. – Quali sono i criteri per la Chiesa che rendono l’adozione un vero atto d’amore?

R. – In primo piano, volere il bene oggettivo. I diritti sono dei beni oggettivi, prima che essere dei desideri. A volte, anzi, i beni oggettivi contrastano persino con certi desideri. Quindi, io credo che qui si debba tener conto dell’esperienza storica. Tutti intuiscono, in fondo, che per un bambino è bene avere un padre e una madre.

D. – Questa possibile ipotesi di un’adozione ammessa per i single sarebbe un ulteriore scardinamento di quello che è l’istituto familiare...

R. – C’è questo rischio ed evidentemente c’è il rischio di non parlare più di famiglia tipica, di famiglia autentica, ma di parlare di famiglia al plurale. Quindi, una varietà di forme di convivenza messe tutte sullo stesso piano. Questa, ovviamente, è una deriva molto, molto pericolosa: sotto l’apparenza di misericordia, di carità verso i bambini si può arrivare invece a creare un danno sociale, e in definitiva un danno per i bambini stessi. Per i giovani maggiorenni c’è ancora la possibilità di un’adozione tradizionale: una persona che vuol lasciare il proprio patrimonio lo può sempre fare, mentre per i bambini del terzo mondo c’è la possibilità di dare aiuti economici e di sostenere concretamente famiglie che sono pronte ad accoglierli. Bisogna usare, quindi, altri strumenti, senza mettere a repentaglio l’istituzione della famiglia. (ap)

Ma quali potrebbero essere in Italia i riflessi di un eventuale ampliamento da parte del parlamento dei criteri adottivi a favore dei single? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Alberto Gambino ordinario di Diritto privato presso l'Università Europea di Roma:RealAudioMP3

R. – Bisogna vedere qual è il fine, perché se la finalità è di aprire indiscriminatamente all’adozione dei single, pur con delle cautele, questo significa che non si ha ben presente quale sia la realtà dei fatti: oggi sono molte, ma molte di più, le coppie disponibili ad adottare del numero dei bambini in istituto. Quindi, il problema dal punto di vista sociale non si pone. Se, viceversa, s’intende di attrarre nel nostro ordinamento profili giuridici di altri ordinamenti, bisogna fare molta attenzione, perché restiamo anche fuori dalla nostra Carta costituzionale, che lega l’adozione a una famiglia, che è società naturale fondata sul matrimonio. Nel caso del legislatore italiano, noi abbiamo delle norme che tengono soprattutto all’interesse del minore. L’interesse del minore è quello che si conformi il più possibile una famiglia legittima, nel senso di famiglia più adeguata, così da far crescere il minore in condizione di piena stabilità.

D. – Oggi, alcuni neuropsichiatri, commentando, dicono: i single possono funzionare, bisogna valutare caso per caso. Lei, dal punto di vista della legge, ritiene che si possa procedere a una valutazione caso per caso?

R. – In Italia è ammessa un’adozione in casi particolari. I minori possono essere adottati da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado, oppure dal coniuge, nel caso in cui il minore sia figlio adottivo dell’altro coniuge; poi c’è l’affidamento preadottivo, che è la terza situazione. Sono tutte situazioni nell’interesse esclusivo del minore, che riconducono a una concezione di famiglia legata al nostro ordinamento e alla nostra Costituzione.

D. – Nel caso della signora di Genova, la Corte di Cassazione ha fatto una distinzione tra un’adozione legittima e un’adozione “speciale”. Esattamente, la Corte di Cassazione come ha preceduto?

R. – Si è fermata a constatare che nel caso specifico si potrebbe trattare di un’adozione speciale e cioè a dire che, siccome esiste un vincolo tra la mamma e il bambino, rientrerebbe nei casi della nostra legislazione italiana. Non ha invece riconosciuto le sentenze straniere, che darebbero forza a quel tipo di adozione, come se si trattasse di adozione da parte di coniugi in senso pieno.

D. – Un altro testo che viene spesso richiamato è la Convenzione di Strasburgo, come fanno stamattina in particolare i giornali. La Convenzione sui fanciulli, cui fanno riferimento i giudici della Cassazione, è un po’ il pilastro di tutte le legislazioni europee in materia di adozione…

R. – La legislazione italiana, sulle materie che riguardano il diritto di famiglia, ha come stella polare la Carta costituzionale. Quindi, anche le legislazioni di matrice europea non possono entrare in contrasto con questa clausola di salvaguardia che riguarda le tradizioni, la centralità della persona, i valori dei singoli Stati, soprattutto a Costituzione vigente come quella italiana. (ma)







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