Tensione in Iran per la manifestazione indetta dall'opposizione a Teheran
La polizia e altre forze di sicurezza iraniane controllano i punti nevralgici di Teheran,
in vista della manifestazione indetta per oggi pomeriggio dall'opposizione, a sostegno
delle rivolte in Egitto e Tunisia. La dimostrazione, organizzata anche attraverso
Internet, non è stata autorizzata dalle autorità della Repubblica islamica. Uno dei
leader dell'opposizione, Mir Hossein Mussavi, è stato posto in stato di isolamento
nella sua casa della capitale, come successo giovedì scorso ad un altro capo del fronte
anti-governativo, Mehdi Karrubi. Ma perché Teheran, che pure ha appoggiato le proteste
del Cairo e di Tunisi, ha vietato le manifestazioni? Giada Aquilino lo ha chiesto
ad Antonello Sacchetti, autore del libro “Iran, la resa dei conti”:
R. - Si teme
che ritorni in piazza l’“onda verde”, quel movimento di protesta che, nell’estate
del 2009, si è fatto conoscere in tutto il mondo e che probabilmente è servito anche
da modello e da esempio per gli egiziani, con quello che poi è successo al Cairo.
Ufficialmente il governo di Teheran si è schierato con i manifestanti egiziani e quindi
contro Mubarak. Diciamo ufficialmente, anche perché da un punto di vista geopolitico
la caduta di Mubarak è sicuramente gradita a Teheran ma si teme anche, certamente,
un effetto di esempio perché, comunque sia, quel movimento in Egitto non è un movimento
che politicamente ed ideologicamente è affine ai governanti di Teheran. E’ invece
più simile appunto all’“onda verde”.
D. - Cosa resta dell’“onda verde”
del 2009?
R. - Gli eventi di questi ultimi giorni - se non altro anche
a livello di discussione e di dibattito, sia concreto sia reale a Teheran e sia, tramite
Internet, in tutto il mondo - dimostrano che questo movimento è vivo e vegeto. Anzi,
la preoccupazione che ha destato nell’establishment di Teheran vuol dire che effettivamente
quello che è iniziato allora non si è esaurito. L’ultimo grande evento, in fondo,
è stato quel 27 dicembre 2009, cioè il giorno dell’Ashura, quando ci furono anche
degli scontri a Teheran. Poi si attendeva una grande prova di forza per l’11 febbraio
di un anno fa - che è il giorno dell’anniversario della Rivoluzione iraniana - ma
in quel caso scattò la macchina della repressione. Diciamo che tutto fu fatto passare
in sordina. Però le istanze che erano alla base di quel movimento ed anche il dibattito
politico scatenatosi allora non si è esaurito.
D. - Quindi l’“onda verde”
di oggi cosa chiede?
R. - Torna a chiedere quello per cui era scesa
in piazza due anni fa. Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che allora scese in piazza
contro un voto chiaramente manipolato. In questo momento ritorna in piazza per chiedere
in primis il diritto di dissenso, il diritto di partecipazione alla vita politica
e dà voce anche ad un malcontento molto diffuso, perché in Iran, nel 2009, la gente
era stanca della politica economica del governo Ahmadinejad ed oggi lo è ancora di
più: l’effetto della crisi - unito anche all’embargo - si sta facendo sentire molto.
Questa rivolta, questo movimento che abbiamo visto prima in Tunisia ed ora in Egitto,
che si muove in Algeria e probabilmente nello Yemen, si sta diffondendo. Credo che
l’esempio iraniano sia stato molto importante. L’esempio iraniano è l’esempio della
protesta; come il governo iraniano reagirà a ciò è tutto da vedere. Allora si poteva
contare anche su una situazione abbastanza chiusa, oggi - con una crisi che in Medio
Oriente sta un po’ dilagando - i timori probabilmente sono maggiori di allora. (vv)