2011-02-14 14:08:55

Tensione in Iran per la manifestazione indetta dall'opposizione a Teheran


La polizia e altre forze di sicurezza iraniane controllano i punti nevralgici di Teheran, in vista della manifestazione indetta per oggi pomeriggio dall'opposizione, a sostegno delle rivolte in Egitto e Tunisia. La dimostrazione, organizzata anche attraverso Internet, non è stata autorizzata dalle autorità della Repubblica islamica. Uno dei leader dell'opposizione, Mir Hossein Mussavi, è stato posto in stato di isolamento nella sua casa della capitale, come successo giovedì scorso ad un altro capo del fronte anti-governativo, Mehdi Karrubi. Ma perché Teheran, che pure ha appoggiato le proteste del Cairo e di Tunisi, ha vietato le manifestazioni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Antonello Sacchetti, autore del libro “Iran, la resa dei conti”:RealAudioMP3

R. - Si teme che ritorni in piazza l’“onda verde”, quel movimento di protesta che, nell’estate del 2009, si è fatto conoscere in tutto il mondo e che probabilmente è servito anche da modello e da esempio per gli egiziani, con quello che poi è successo al Cairo. Ufficialmente il governo di Teheran si è schierato con i manifestanti egiziani e quindi contro Mubarak. Diciamo ufficialmente, anche perché da un punto di vista geopolitico la caduta di Mubarak è sicuramente gradita a Teheran ma si teme anche, certamente, un effetto di esempio perché, comunque sia, quel movimento in Egitto non è un movimento che politicamente ed ideologicamente è affine ai governanti di Teheran. E’ invece più simile appunto all’“onda verde”.

D. - Cosa resta dell’“onda verde” del 2009?

R. - Gli eventi di questi ultimi giorni - se non altro anche a livello di discussione e di dibattito, sia concreto sia reale a Teheran e sia, tramite Internet, in tutto il mondo - dimostrano che questo movimento è vivo e vegeto. Anzi, la preoccupazione che ha destato nell’establishment di Teheran vuol dire che effettivamente quello che è iniziato allora non si è esaurito. L’ultimo grande evento, in fondo, è stato quel 27 dicembre 2009, cioè il giorno dell’Ashura, quando ci furono anche degli scontri a Teheran. Poi si attendeva una grande prova di forza per l’11 febbraio di un anno fa - che è il giorno dell’anniversario della Rivoluzione iraniana - ma in quel caso scattò la macchina della repressione. Diciamo che tutto fu fatto passare in sordina. Però le istanze che erano alla base di quel movimento ed anche il dibattito politico scatenatosi allora non si è esaurito.

D. - Quindi l’“onda verde” di oggi cosa chiede?

R. - Torna a chiedere quello per cui era scesa in piazza due anni fa. Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che allora scese in piazza contro un voto chiaramente manipolato. In questo momento ritorna in piazza per chiedere in primis il diritto di dissenso, il diritto di partecipazione alla vita politica e dà voce anche ad un malcontento molto diffuso, perché in Iran, nel 2009, la gente era stanca della politica economica del governo Ahmadinejad ed oggi lo è ancora di più: l’effetto della crisi - unito anche all’embargo - si sta facendo sentire molto. Questa rivolta, questo movimento che abbiamo visto prima in Tunisia ed ora in Egitto, che si muove in Algeria e probabilmente nello Yemen, si sta diffondendo. Credo che l’esempio iraniano sia stato molto importante. L’esempio iraniano è l’esempio della protesta; come il governo iraniano reagirà a ciò è tutto da vedere. Allora si poteva contare anche su una situazione abbastanza chiusa, oggi - con una crisi che in Medio Oriente sta un po’ dilagando - i timori probabilmente sono maggiori di allora. (vv)







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