Bangladesh: in calo le aggressioni con l’acido che sfigurano le donne
Diminuiscono le aggressioni con l’acido verso le donne in Bangladesh, dopo che il
governo ha adottato misure di prevenzione e pene più severe per contrastare questo
fenomeno, come le restrizione nella vendita di acidi al dettaglio. Questa pratica,
definita “una sorta di terrorismo di genere”, riguarda le donne che rifiutano proposte
di matrimonio o si oppongono alla volontà e ai desideri degli uomini. Un comportamento
spesso tacitamente tollerato dalla società e che rimane di frequente impunito. Secondo
la “Acid Survivors Foundation” (Asf), Ong locale che monitora il fenomeno, nel 2010
i casi denunciati sono stati 153, mentre nel 2002 erano 490. Fra il 2000 e il 2009
il totale dei casi ha raggiunto quota 2.198, ma solo 439 colpevoli sono stati incriminati.
“Siamo felici che, a livello statale, sia cresciuta la consapevolezza di dover fermare
questa pratica orribile, figlia di una mentalità maschilista, che ritiene la donna
inferiore e priva di dignità”, spiega all’agenzia Fides padre Silvano Garello, missionario
Saveriano da anni in Bangladesh. “E’ un segno che nella società e nella politica sta
prendendo piede la coscienza del doveroso rispetto della dignità e dei diritti della
donna.”, prosegue il missionario, e che “la condizione della donna sta lentamente
migliorando: ora l’istruzione femminile è obbligatoria fino a circa 15 anni di età,
e questo è un buon deterrente per posporre i matrimoni con mogli-bambine". Questa
tendenza è accolta con favore dalla Chiesa e dalle organizzazioni per la difesa dei
diritti umani mentre "organizzazioni cristiane come la Caritas e World Vision promuovono
progetti per migliorare la condizione sociale ed economica delle donne. Oggi esistono
in Bangladesh donne imprenditrici artigiane e commercianti, vi sono scrittrici e donne
impegnate in politica. Si fa strada, sia pure a fatica, la convinzione che la donna
è titolare di indipendenza, autonomia e libertà. La Chiesa lavora in tal senso soprattutto
nel campo dell’istruzione, che è l’elemento chiave per cambiare la mentalità corrente”,
conclude il missionario (M.R.)