2011-02-14 14:36:52

Bangladesh: in calo le aggressioni con l’acido che sfigurano le donne


Diminuiscono le aggressioni con l’acido verso le donne in Bangladesh, dopo che il governo ha adottato misure di prevenzione e pene più severe per contrastare questo fenomeno, come le restrizione nella vendita di acidi al dettaglio. Questa pratica, definita “una sorta di terrorismo di genere”, riguarda le donne che rifiutano proposte di matrimonio o si oppongono alla volontà e ai desideri degli uomini. Un comportamento spesso tacitamente tollerato dalla società e che rimane di frequente impunito. Secondo la “Acid Survivors Foundation” (Asf), Ong locale che monitora il fenomeno, nel 2010 i casi denunciati sono stati 153, mentre nel 2002 erano 490. Fra il 2000 e il 2009 il totale dei casi ha raggiunto quota 2.198, ma solo 439 colpevoli sono stati incriminati. “Siamo felici che, a livello statale, sia cresciuta la consapevolezza di dover fermare questa pratica orribile, figlia di una mentalità maschilista, che ritiene la donna inferiore e priva di dignità”, spiega all’agenzia Fides padre Silvano Garello, missionario Saveriano da anni in Bangladesh. “E’ un segno che nella società e nella politica sta prendendo piede la coscienza del doveroso rispetto della dignità e dei diritti della donna.”, prosegue il missionario, e che “la condizione della donna sta lentamente migliorando: ora l’istruzione femminile è obbligatoria fino a circa 15 anni di età, e questo è un buon deterrente per posporre i matrimoni con mogli-bambine". Questa tendenza è accolta con favore dalla Chiesa e dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani mentre "organizzazioni cristiane come la Caritas e World Vision promuovono progetti per migliorare la condizione sociale ed economica delle donne. Oggi esistono in Bangladesh donne imprenditrici artigiane e commercianti, vi sono scrittrici e donne impegnate in politica. Si fa strada, sia pure a fatica, la convinzione che la donna è titolare di indipendenza, autonomia e libertà. La Chiesa lavora in tal senso soprattutto nel campo dell’istruzione, che è l’elemento chiave per cambiare la mentalità corrente”, conclude il missionario (M.R.)







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