I vescovi francesi sul progetto di legge sulla bioetica: i progressi scientifici non
vanno mai disgiunti dal rispetto della dignità umana
Saper conciliare “il rispetto incondizionato per la dignità di ogni essere umano”,
con l’utilizzo delle “tecniche biomediche permesse grazie ai progressi scientifici”.
E’ su questo cammino che si trova il “vero progresso dell’umanità”. E’ quanto afferma
mons. Pierre d’Ornellas, presidente del Gruppo di lavoro istituito dalla Conferenza
episcopale francese sul dibattito in Francia relativo all’esame del progetto di legge
sulla bioetica. Ascoltiamo il presule intervistato da Olivier Bonnel:
R. L’enjeu
de l’humanité è simple: ... La sfida per l’umanità è semplice: è anzitutto
il rispetto della condizione umana, in tutte le situazioni della vita dell’essere
umano e, in particolare, nella sua condizione di embrione. Tale condizione, a volte,
cela la bellezza dell’essere umano e ciò genera, a volte, la forte tentazione di ritenere
che la mancanza di rispetto all’essere umano nel suo stato embrionale non sia poi
così grave. Invece, si tratta di un rispetto assoluto, perché non ci sono circostanze
nelle quali l’essere umano non possa essere rispettato. C’è poi una seconda sfida
per l’umanità, che mi sembra molto importante e che è stata sottolineata da Benedetto
XVI nella sua Enciclica Caritas in veritate: si tratta di pensare le tecniche biomediche
che oggi permettono di fare molte cose, come ad esempio di realizzare il desiderio
di avere un bambino, che spesso diventa desiderio di avere un bambino ad ogni costo.
Pensarle queste tecniche a servizio dell’umanità e non di asservire l’umanità alla
potenza della tecnica. Su queste due sfide fondamentali credo debbano imperniarsi
tutte le discussioni della legge bioetica.
D. - Una delle questioni
principali in questi dibattiti è rappresentata dalla ricerca sulle cellule staminali,
in particolare su quelle embrionali. Il governo propone un’interdizione ma con delle
deroghe: non è un po’ contraddittorio?
R. -Déjà mettre le principe d’interdiction… Già
porre il principio d’interdizione significa assicurare la coerenza con la tradizione
giuridica francese, cioè il rispetto della vita umana fin dall’inizio del suo concepimento,
come afferma il nostro Codice civile francese. Credo che questo passaggio sia molto
importante. Per quanto riguarda poi le deroghe, è precisamente là che noi possiamo
confrontarci per provare a capire la fondatezza di tali deroghe. Il professor Jacques
Testart ha appena scritto un articolo, nel quale sostiene che gli scienziati non
riescono a “provare” la necessità dell’uso delle cellule staminali embrionali. In
fondo, restiamo nel campo della ricerca fondamentale, della “conoscenza per conoscere”,
e lì le deroghe meritano una seria riflessione che dimostri la loro legittimità, al
di là di ciò che pensa la ricerca scientifica. Sono evidentemente illegittime dal
punto di vista del rispetto dell’embrione umano, ma non mi sembrano legittime neanche
dal punto di vista della ricerca scientifica, che mira alle terapie.
D.
- Mons. D’Ornellas, c’è anche la questione della diagnosi prima della nascita. Sappiamo
che pone molti problemi, in particolare l’estensione di questa diagnosi, pensiamo
anche alla Trisomia 21. Si possono immaginare quali derive potrebbero esserci, secondo
lei? C’è, il pericolo dell’eugenetica?
R. - Oui, c’est un véritable
danger d’eugénisme que … Sì, c’è un reale pericolo di eugenetica, anche
se non dichiarata. Ma è anche più di questo. L’annuncio di una gravidanza nella maggior
parte dei casi – certo, ci sono dei casi drammatici, casi molto dolorosi - è una buona
notizia: lo è per la famiglia, lo è per la società. Oggi, però, la notizia di una
gravidanza, l’annuncio della futura nascita di un bambino, è spesso trasformata non
più in una buona notizia, ma in un potenziale problema, dunque in una fonte di angoscia.
Mi sembra che la nostra società rischi di diventare mortifera non riuscendo più a
comprendere che aspettare un bambino è una buona notizia. Si obbligano tutti i medici,
tutte le ostetriche a proporre tutti esami e verifiche: ma in nome di cosa è questo
obbligo? Mi sembra che esso sia già una negazione della competenza medica: i medici
sono abbastanza competenti da sapere se devono o meno proporre questo o quell’esame.
Rispettare la competenza medica, credo sia già un punto fondamentale che i parlamentari
debbano prendere in considerazione. Ma credo anche che i parlamentari debbano anche
prendere in considerazione la questione dell’accompagnamento delle donne incinte,
in modo che l’essere incinta e aspettare la nascita di un bambino sia anzitutto una
buona notizia! (bf)