A Bologna, il cardinale Ravasi inaugura il “Cortile dei gentili”
“Fratello ateo, nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti. Attraversiamo
insieme il deserto, di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi. Liberi
e nudi verso il Nudo Essere e là dove anche la parola muore abbia fine il nostro cammino”.
Questi i versi di David Maria Turoldo che il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente
del Pontificio consiglio della cultura ha posto a sigillo dell’anteprima bolognese
de “Il Cortile dei gentili”, la struttura di dialogo tra credenti e non credenti nata
su suggerimento del Santo Padre. E’ stato il rettore dell’Università bolognese, Ivano
Dionigi, a fare gli onori di casa dinanzi a una platea affollata e qualificata. “Penso
che parlare dell’uomo equivalga a parlare di Dio e parlare di Dio equivalga a parlare
dell’uomo”, ha esordito. “Riscoprire fino in fondo la natura, il non limite che è
nell’uomo significa porsi le questioni ultime, interpretare la vita come una continua
interrogazione, come ricerca della verità che non è mai né comoda né consolatoria”.
“All’interno del Cortile dei Gentili, per ora, e sottolineo per ora”, ha affermato
il cardinale Ravasi, “abbiamo pensato di escludere alcuni: sostanzialmente i troppo
poco atei. Dovremo tuttavia entrare anche lì. In quello che è l’orizzonte della superficialità,
dell’amoralità, dell’indifferenza, dell’ovvietà, del luogo comune, dello stereotipo,
del secolarismo banale e della religione devozionale incolore e insapore. È il luogo
dell’ateismo dello sberleffo se si vuole. Questo ambito è un ambito che si estende,
come una sorta di sudario dobbiamo dire, non soltanto sulla cultura, pensavo sulla
politica, dove per molti versi è diventato ormai il vessillo”. Quattro gli interventi:
il chimico Vincenzo Balzani, che ha spiegato come salvaguardare l’astronava Terra,
il costituzionalista Augusto Barbera che si è soffermato sulle collaborazioni tra
pensiero liberale e personalismo cristiano; delle differenze tra nichilismo e ateismo
si sono occupati i filosofi Sergio Givone e Massimo Cacciari. Quest’ultimo ha messo
in guardia i cristiani da un’alleanza mortale con l’ateismo pratico, ovvero quello
fondato sull’indifferenza. (Da Bologna, Stefano Andrini)