Zambia: i vescovi chiedono pace e riconciliazione nella Provincia Occidentale
Un appello alla pace e alla riconciliazione di tutta la popolazione. A lanciarlo è
la Conferenza episcopale dello Zambia (Zec), a seguito delle violenze avvenute ultimamente
nella Provincia Occidentale del Paese, che mira alla secessione. A Mungu, il 14 gennaio
scorso, gli scontri tra polizia e dimostranti hanno visto morti, feriti e numerosi
arresti. All’origine delle violenze, ci sono una squilibrata ridistribuzione delle
ricchezze e i contrasti etnici: la Provincia Occidentale è, infatti, il focolare dei
Lozi, una delle 73 etnie dello Zambia, e al tempo del Mandato britannico la provincia
era nota come Barotseland, che significa appunto “terra dei Lozi”. Di fronte a questa
situazione, la Zec invita tutte le persone coinvolte – governanti, gruppi di attivisti,
giovani – a fare passi avanti verso una pace duratura. “Come vescovi cattolici dello
Zambia – si legge in una nota diffusa dalla Conferenza episcopale – non abbiamo il
ruolo di attribuire colpe a qualcuno, ma di appellarci a tutte le parti interessate,
le quali devono dimostrare il loro impegno per la pace, astenendosi dalla violenza,
dalle intimidazioni o dall’uso della forza come mezzo per raggiungere i loro obiettivi”.
“La violenza e le intimidazioni – scrivono ancora i vescovi – non producono vincitori
nella soluzione dei problemi”, ma “induriscono soltanto il cuore delle vittime”. Quindi,
la nota della Zec si rivolge direttamente alle parti in causa: agli attivisti, come
il Movimento per la restaurazione del Barotse e il Fronte patriottico del Barotse,
i presuli chiedono il rispetto delle opinioni altrui, sostenendo comunque il loro
diritto ad organizzarsi in associazioni, purché presentino le loro richieste in modo
pacifico. Al governo, la Zec domanda di mantenere l’ordine pubblico “con la dovuta
diligenza”, ma anche con il buon senso, ovvero senza ricorrere all’uso delle armi
da fuoco contro i manifestanti, poiché “la negoziazione ed il dialogo devono essere
sempre il fattore-chiave” nella ricerca di soluzioni. E ancora: l’esecutivo viene
invitato “non solo a garantire uno sviluppo significativo della Provincia Occidentale,
la più povera dello Zambia”, ma anche a coinvolgerla in prima persona nel processo
di avanzamento economico. I presuli africani chiamano poi in causa il capo dello Stato,
Rupiah Banda, affinché intervenga a favore del rilascio degli attivisti arrestati,
così come anche nella tutela di tutti i loro diritti. Un altro appello viene lanciato
dai vescovi ai giovani del Paese: “Ci rivolgiamo a voi – si legge nella nota episcopale
– affinché usiate la vostra giovinezza per mettere a frutto le vostre capacità”. Di
qui, l’invito al governo, alle Ong e alla Chiesa stessa “a fare tutto il possibile
per dare speranza ai giovani”. E ancora: una particolare richiesta viene inoltrata
al governo perché permetta la riapertura di Radio Lyambai, l’emittente di Mongu chiusa
dalla polizia il 18 gennaio scorso con l’accusa di fomentare le rivolte. “Ognuno di
noi – aggiungono i presuli – ha il dovere di contribuire al sostentamento della pace
e della riconciliazione, comportandosi in modo responsabile, rispettoso degli altri
e dei loro diritti”, perché “nel momento in cui costruiamo una società impegnata nel
rispetto reciproco, allora possiamo sperare in una pace sostenibile”. Infine, richiamandosi
al secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa, svoltosi nel 2009 sul tema “Riconciliazione,
giustizia e pace”, la Zec chiede alle parrocchie, ai gruppi diocesani e alle piccole
comunità cristiane di “predicare, promuovere e testimoniare la pace e l’unità”. (I.
P.)