Roma: lutto cittadino per la morte dei bimbi rom. Veglia di preghiera presieduta dal
cardinale Vallini
Lutto cittadino oggi a Roma per Sebastian, Patricia, Fernando e Raul, i piccoli quattro
rom, morti domenica notte nel rogo della loro baracca. Un minuto di silenzio nelle
scuole e negli uffici comunali, sul Campidoglio le bandiere a mezz’asta. Oggi pomeriggio,
nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, si terrà la Veglia di preghiera presieduta
dal cardinale vicario Agostino Vallini. Ieri intanto sono stati iscritti nel registro
degli indagati i genitori dei piccoli, con l’accusa di reato di abbandono di minori.
Il sindaco Alemanno, che ha chiesto ulteriori fondi per la costruzione di nuovi campi,
ha ricevuto il rifiuto del ministro dell’Interno Maroni; immediata la risposta del
sindaco: “Mi appellerò direttamente al premier”. Secondo il sindaco si potrà arrivare
fino a 10 strutture autorizzate. Ma, chi da anni è impegnato al fianco dei Rom spiega
che questa non è la soluzione. Francesca Sabatinelli ha intervistato Maria
Luisa Longo, segretario nazionale dell’Opera Nomadi:
R. – La struttura
organizzata, i cosiddetti 'villaggi della solidarietà' possono essere una soluzione
transitoria ma sicuramente non sono la soluzione definitiva. Non credo che vivere
in case prefabbricate, in una situazione di estrema concentrazione, lontano anche
dai servizi primari, sia una soluzione perseguibile. Anche se, poi, in questi cosiddetti
villaggi della solidarietà si portano servizi, presidi socio-educativi, arriva il
pulmino con la scolarizzazione, comunque rimangono dei 'ghetti' dove sicuramente si
vanno a perpetrare determinati atteggiamenti e comportamenti. Una delle soluzioni
è sicuramente quella di accompagnare i vari nuclei in percorsi di autonomia.
D.
- Anna Luisa Longo, questo significherebbe percorsi di autonomia, percorsi di integrazione,
percorsi di ottenimento anche di case popolari?
R. – Quando si parla
di case popolari si va sempre a toccare un nervo scoperto. E’ chiaro che essendoci
non so quante migliaia di italiani o di stranieri con regolare permesso di soggiorno
che lavorano, etc., in lista d’attesa, non si può andare a dire: dò al rom la casa
popolare, perché questo verrebbe vissuto come un’ulteriore discriminazione all’incontrario,
ovviamente. Ci sono dei percorsi che si possono fare. Basta fare un po’ di conti.
Ad esempio, se si calcola quanto costa un villaggio della solidarietà, si può ipotizzare
un percorso di accompagnamento all’autonomia, ad esempio dando alla famiglia un tot
al mese come contributo per pagare l’affitto, finché poi la famiglia non si rende
autonoma per pagare un affitto e per potersi comprare una casa. Ovviamente, tutto
questo deve essere accompagnato da un percorso scolastico per i bambini e da un percorso
lavorativo e formativo per i più giovani e lavorativo per i genitori.
D.
- Sappiamo che il pensiero comune è quello che i primi a rifiutare questo percorso
siano proprio i rom …
R. - Questo è un percorso fattibile, percorribile,
già sperimentato. Quando pensiamo ai rom, noi pensiamo esclusivamente a quelli che
vivono nelle baracche, nei canneti, o tutt’al più nei villaggi autorizzati. In realtà,
i rom vanno in giro in varie città d’Italia, in piccoli paesi, e dappertutto hanno
o affittato o addirittura comprato case. Quindi, sono percorsi perfettamente percorribili.
D.
– Che a voi risulti c’è stato un incremento degli arrivi negli ultimi tempi? Si è
raggiunto un numero allarmante di presenze?
R. – In Italia le presenze
dei rom sono le minori in tutta l’Europa occidentale. Fra rom italiani e rom non italiani
si conta circa lo 0,3 per cento della popolazione. Volendo esagerare sono 200 mila
presenze su 60 milioni di persone. Una cifra abbastanza eloquente. Occuparsi in modo
strutturato e strutturale dei rom non dà consenso politico, questa è l’unica cosa.
Questa è stata una grandissima tragedia: quattro bambini rom bruciati in una baracca.
Forse va dato un senso a queste morti, a questi sacrifici così assurdi; forse è il
momento anche di cominciare a pensare di intervenire in un modo più strutturato e
razionale e non lavorare sempre sull’emergenza. (bf)