Afghanistan. Petraeus: “a luglio un ritiro responsabile dal Paese”
La milizia talebana in Afghanistan potrebbe tornare a minacciare nei prossimi mesi
il contingente internazionale. Lo afferma il capo delle forze Isaf, gen. Davide Petraeus.
Secondo l’alto ufficiale, sarà opportuno, nella data prefissata di luglio, avviare
un “ritiro responsabile” dal Paese, in concomitanza con un passaggio graduale di responsabilità
alle forze locali. Della questione afghana, Giancarlo La Vella ha parlato con
Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste.
R. – Ritengo
che l’Afghanistan resti uno dei grandi nodi incompiuti nel rapporto tra l’Occidente,
e le sue organizzazioni come la Nato, e il mondo islamico. In questo momento il generale
Petraeus è naturalmente preoccupato della consueta offensiva talebana di primavera
e quindi ritiene di dover avvertire non solo il proprio presidente ma anche il comando
della Nato che i prossimi mesi potrebbero essere duri. Se vi sono stati anche dei
successi, come per esempio i quasi mille combattenti talebani che hanno abbandonato
le armi l’anno scorso, i nodi fondamentali non sono stati risolti e quello che naturalmente
preoccupa di più il generale Petraeus è l’inizio delle operazioni di ritiro previste
per l’estate del 2011.
D. – E’ possibile un ritardo delle operazioni
di ritiro vista la possibile emergenza?
R. – E’ quello che chiede il
generale, al quale peraltro va riconosciuta la capacità di aver portato l’esercito
americano e della coalizione fuori dal pantano iracheno con un mezzo strategico che
ha alcuni capisaldi, tra cui la mobilitazione di truppe ausiliari afghane che peraltro
è cominciata. Le cifre però sono ancora modeste. In realtà, se inizia il ritiro di
30 mila uomini, Petraeus è conscio che lo sbilanciamento di forze potrebbe essere
molto grave e a vantaggio dei talebani.
D. - Un’altra strategia praticabile
potrebbe essere, secondo lei, se non riuscire a eliminare la minaccia talebana, isolare
e impermeabilizzare la questione afghana esclusivamente all’interno del territorio
del Paese?
R. – Su questo la questione è aperta. Ci sono delle aree
dell’Afghanistan di cui in qualche modo si potrebbe incominciare anche un ritiro.
Va detto che uno dei problemi di fondo, però, è non propriamente militare. Il Paese
ha assoluta necessità di creare governi e polizia e sicurezza che convincano la popolazione,
cerchino di ridurre lo stato di corruzione e ricomincino ad attrarre dei consensi.
In questo senso, la mia sensazione è che siamo ancora lontani e che in qualche modo
anche il tavolo di mediazione con i cosiddetti talebani moderati non sembra aver dato
ancora oggi dei grandi risultati. (bf)